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Alla Grace Church riceviamo molta posta da persone che ascoltano le nostre cassette, i nostri programmi radiofonici, leggono libri, visitano la chiesa e così via; centinaia su centinaia, su centinaia di lettere alla settimana. Ed ogni tanto alcune lettere ci attirano l’attenzione, e ne abbiamo ricevuta una di queste qualche settimana fa e voglio condividerla con voi questa mattina perché si collega molto bene all’argomento. Viene da un uomo che è detenuto in un penitenziario al nord dello Stato di New York, e ci ha scritto per ringraziarci del ministero di registrazione perchè ha ricevuto le nostre cassette, le ha studiate, anche con una certa diligenza, e quindi ci teneva ad esprimere la sua gratitudine... ed ecco cosa dice, in parte.

“Fratello, ho ricevuto il tuo regalo bellissimo, la serie di registrazioni di John MacArthur, il tuo pastore. Li sto ancora ascoltando e li sto condividendo con alcuni fratelli così come il Signore mi guida. Sto prendendo appunti su ogni cassetta mentre le ascolto, lode al Signore! Non solo potrò comprendere meglio la Sua Parola, ma potrò anche insegnare e guidare coloro che Egli mi ha messo a disposizione ed affidato, vorrei solo aggiungere una nota a piè di pagina”; a quanto pare quest’uomo è diventato il pastore di quella che lui chiama la Chiesa della prigione di Green Haven. Mi ha detto: “Voglio ringraziarla per il suo bel regalo e condividere un po’ sulla mia vita e di quello che il Signore sta facendo qui, come ho promesso in una lettera precedente. Fratello, il Signore mi ha salvato sette anni fa. A quel tempo ero in una cella sporca e buia di una prigione comunale aspettando l’opportunità di finire ciò che avevo iniziato pochi giorni prima nella mia vita inutile e miserabile.

La mia famiglia è arrivata negli Stati Uniti da Porto Rico quando avevo nove anni. Mio padre è morto in un incidente stradale quando avevo 12 anni. A quel punto ci siamo trasferiti nella parte nord dello stato di New York e così non son dovuto crescere nella grande città di New York. Mia mamma era incinta quando nostro padre è morto e così rimase sola con me, mio fratello Tony e poi nacque mia sorella. Eravamo poveri, appartenenti a un gruppo minoritario e vivevamo in una piccola città dove non molti ci conoscevano. Ma nessuna di queste cose mi ha ostacolato, né sono state una scusa. Sono cresciuto nel comune di Rockland, nella città di Haverstraw, New York; lì ho frequentato la scuola e praticato sport. Mi piaceva molto la scuola e dopo il diploma ho sposato il mio amore d’infanzia, che conoscevo dalla prima media.

Avevamo entrambi un buon lavoro ed un paio di anni dopo sono diventato agente di polizia all’età di 21 anni. A quel punto, Dio ci aveva dato due figli e stavamo prosperando materialmente parlando. Ero nato e cresciuto come cattolico, ma non avevo mai sentito dire che fosse necessario nascere di nuovo. Odiavo la scena arida e morta della chiesa, così smisi di andarci. Mi sono lasciato andare ad una vita d’adulterio e fornicazione. Il giudizio di Dio però non si è abbattuto su di me all’improvviso, anche se avevo ricevuto molti avvertimenti. Pensavo di essere qualcosa di grande. Niente e nessuno poteva toccarmi e Dio era la cosa più lontana dalla mia mente. Avevo molti soldi, ora che lavoravo con l’ufficio del procuratore distrettuale. Ero l’unico agente di polizia di lingua spagnola del comune ed ero dunque molto richiesto per le mie capacità interpretative.

Mia moglie guadagnava bene come segretaria. Avevamo una casa tutta nostra ed io ero il signor cittadino rispettabile in cammino verso l’inferno. Con tutti questi benefici materiali e piaceri carnali, nonché la soddisfazione d’essere riconosciuto tra i miei amici della comunità, ero vuoto ed annoiato dalla vita. Ero sempre alla ricerca di una nuova avventura e nulla mi soddisfaceva permanentemente. Infine, come membro del Narcotics Bureau, iniziai a fare uso di droghe. Ho iniziato con l’erba, poi son passato alle pillole e gli acidi. Non ho mai usato siringe perchè avevo paura degli aghi, ma ho mangiato, sniffato, bevuto e fumato tutto tranne le droghe pesanti perché avevo visto cos’avevano fatto ad altri. Inutile dire che la mia vita familiare, così come il mio lavoro, iniziarono a soffrire ed a deteriorarsi non appena iniziai a giocare con le droghe e come ho detto, la cosa non fu immediata, ma la Parola di Dio dice che se non altro, possiamo essere certi di una cosa: i nostri peccati ci troveranno.

Ci sono voluti circa 10 anni, ma dal momento in cui ho iniziato a tradire mia moglie fino al momento in cui ho fatto tre cose che non avrei mai pensato di poter fare, i miei peccati mi stavano raggiungendo ed alla fine avrebbero fatto il loro corso naturale: la distruzione. Anche se ho tradito mia moglie, ho sempre affermato di amarla e credo di amarla veramente. Naturalmente non conoscevo l’amore di Dio, quindi si trattava di un semplice amore umano, che non era abbastanza forte. Ma feci ciò che non avrei mai pensato di fare, lasciai mia moglie ed i miei figli. Son partito per la California con una ragazza ed ho abbandonato la mia famiglia. Le droghe, appiattirono la mia coscienza ferita ed il peccato mi rese paranoico, e quindi ero sempre strafatto a San Francisco e mi guardavo sempre alle spalle. Come agente di polizia, a volte andavo in servizio con la pistola scarica, perché non mi sarei mai immaginato di fare del male a qualcuno. Non ero una persona violenta, anche se ero empio. Non credo di essere mai stato coinvolto in più di due risse in tutta la mia vita, eppure ho finito con l’uccidere una persona.

Avevo fatto la seconda cosa che non avrei mai pensato di poter fare, e poi volevo morire. Non potevo vivere con me stesso. Per tre giorni pieni d’orrore ho provato in vari modi a porre fine alla mia vita in una stanza di un motel, ma Dio non me lo permise. Provai a provocare un overdose solo per risvegliarmi 17 ore dopo aver vomitato via il veleno, ed a tutti gli effetti avrei dovuto annegare nel mio stesso vomito, come di solito accade con le overdose di alcol e barbiturici. Quando mi sono svegliato ho cercato di fulminarmi in una vasca da bagno, ma mentre stavo per mettere i cavi nell’acqua i fili si sono toccati e sono rimasto al buio perchè tutte le luci della stanza si spensero. Ero troppo perso. Ero quasi posseduto. Entrai nella vasca e mi tagliai con una lama fino a svenire per la perdita di sangue, per poi risvegliarmi in un terzo giorno di follia ed orrore. Dio aveva cercando di raggiungermi da molto tempo. Mia madre era diventata cristiana qualche mese prima. Altre persone avevano cercato di parlarmi di Gesù, ma io non le ascoltavo; alla fine mi sono consegnato alle autorità ed ho confessato un crimine di cui non ne erano nemmeno a conoscenza. Quando fui portato in prigione fui tenuto sotto osservazione per alcuni giorni perché sapevano che avevo tendenze suicide e, fratello, avevo tutte le intenzioni di uccidermi. Avevo persino preso un cucchiaio e stavo aspettavo il momento giusto per affilarlo e ficcarmelo in gola... Poi però è arrivata una lettera. Mi parlò di Gesù Cristo...

“Ray”, diceva, “Gesù è reale. Ti ama e vuole essere tuo amico. Può creare una via dove non cen’è alcuna; fallo per la tua famiglia, Ray, vieni a Gesù”. Beh, io credevo che Gesù fosse reale nella sua vita e che fosse suo amico, ma che mi amasse? Mai. Io non mi piacevo nemmeno, com’è che Gesù poteva amarmi? Che via poteva mai creare? Io avevo provato in tutti i modi possibili. Cosa potevo fare per la mia famiglia? Li avevo abbandonati e dispersi. La risposta però venne. Pensai che fosse mia, ma ora so chi è stato a metter quelle parole lì, “La cosa migliore che tu possa fare è ucciderti e svanire dalla circolazione”, però Dio usò quella lettera per fermare la mia mano autodistruttiva, e vennero più persone a parlarmi dell’amore di Dio verso i peccatori, e persino verso un assassino come me. Mi parlarono della buona notizia di Gesù Cristo, che non solo esigeva da me una nuova vita, ma era l’unico che poteva darmi il potere di viverla. Mi dissero che dovevo nascere di nuovo e che se uno è in Cristo, tutte le cose sono passate ed io avevo bisogno di mettere da parte quella vecchia vita, avevo bisogno di una nuova vita! Poi, alla fine, per la disperazione, mi misi in ginocchio, lì nella mia cella. Stavo meditando e considerando il suicidio ed ero davvero pressato dal diavolo. Mi era stata concessa una telefonata a casa. Mi confidai con mia madre e le dissi che il diavolo era lì a dirmi di uccidermi. Lei passò il telefono ad un altro nuovo cristiano che era lì con lei ed invece di essere gentile con me come mi aspettavo, mi disse: “Ray, devi ravvederti davanti a Dio. Devi chiederGli di darti una nuova vita e di perdonarti”.

Beh, quello mi ha scosso un pochino perché mi aspettavo che mi avrebbe coccolato di nuovo. Mi sono reso conto che, anche se ero dispiaciuto per le cose che avevo fatto, non avevo chiesto a Dio di perdonarmi. Avevo il dolore del mondo che opera la morte, ma il ravvedimento pio porta al ravvedimento e la salvezza. Così, in ginocchio, ho gridato a Dio e gli ho chiesto di perdonarmi e di togliermi il peso della colpa che mi stava facendo impazzire. Gli chiesi di darmi una nuova vita. Gli dissi che non sapevo nemmeno se fosse là fuori o meno, ma se mi avesse ascoltato, implorai: “per favore, per favore perdonami ed aiutami a vivere una nuova vita tramite di Lui”. Ebbene, per la prima volta nella mia vita sapevo che Dio mi aveva ascoltato e che ero stato perdonato. Sapevo che mi aveva perdonato perché il fardello che avevo portato, il fardello della colpa e della vergogna, mi fu tolto. Sentii una pace che non avevo mai sperimentato prima d’ora. Ho percepito una libertà che non avevo mai conosciuto dall’altra parte di quelle mura. Potevo vivere con me stesso perché sapevo che la mia coscienza era pulita. Ero stato perdonato e la mia coscienza era stata purificata. Sapevo cosa fossero la verità e la realtà. Avevo preso una vita e dovevo affrontare il processo; avevo fatto molte cose di cui mi vergognavo e c’erano state delle conseguenze. Gli uomini non avrebbero perdonato né dimenticato, ma io sapevo che il mio Dio mi aveva perdonato e che per una volta nella mia vita potevo essere in pace con Lui e con me stesso. Da quel momento in poi avrei servito Lui e tutti coloro che sarebbero stati della mia stessa idea avrebbero capito che ero stato perdonato, che ero un uomo nuovo; il vecchio Ray era morto. La Bibbia prese vita in me. Divenni un fanatico. Ed i ragazzi mi avevano avvertito di non leggere troppo la Bibbia o altrimenti sarei impazzito. Mamma... prima, ero già pazzo, però la Bibbia è l’unica cosa che mi aiuta a conoscere la verità. Ora riesco a capire la parola spirituale di Dio e non è più il gigantesco cruciverba che era per me. Ero nato di nuovo ed ora potevo vedere il regno di Dio. Sono stato condannato a 15 anni ed ergastolo in carcere. Questo significa che devo scontare un minimo di 15 anni prima d’essere preso in considerazione per libertà vigilata, e anche dopo di quello non dovranno necessariamente lasciarmi andare.

Ma, fratello mio, non scambierei mai la libertà che Gesù Cristo mi ha dato dietro queste mura di prigione con le prigioni che erano mie in quella che il mondo chiama ‘libertà’. Sicuramente mi piacerebbe tornare a casa con la mia famiglia un giorno di questi, ma Gesù mi ha dato qualcosa in questa prigione che molti lì fuori non conoscono e non hanno. La mia famiglia è stata dispersa in questi ultimi anni. Per due anni ho gridato al Signore ed ho reclamato la promessa che mia moglie ed i miei figli sarebbero venuti a Cristo, perché nonostante non avessi avuto notizie da mia moglie in tutto questo tempo, continuo a confidare in Lui ed a servirlo. Egli mi ha dato un ministero. Per tre anni non ho letto altro che la Bibbia; niente libri, niente commentari, niente giornali, niente riviste, solo la Bibbia e la Sua parola è reale per me. E poi alla fine Dio ha raggiunto e salvato anche mia moglie ed è venuta a trovarmi. In seguito, portò anche mia figlia Debbie ed io ebbi il piacere di condurre anche lei al Signore, e anche la mia bambina di nove anni, Christine, ricevette il Signore in seguito. Fratello, cosa posso dire? Perdona la lunghezza, ma potrei dire molto di più. Dio mi ha dato un ministero d’insegnamento e di predicazione della Sua Parola. Voglio servirLo al meglio. Ho visto molti uomini distrutti e disperati conoscere il nostro Signore ed essere trasformati. Lode a Dio. Saluta i santi. Il vostro fratello in Cristo, Ray”.

Quindi voi siete i santi e voi siete stati salutati, è fantastico, non è vero? Potrei aggiungere una nota a piè di pagina? C’era un detenuto nella prigione di Green Haven. Ci scrisse con l’obbiettivo di ricevere alcune registrazioni e quando se ne andò, le lasciò lì e chiese a Dio di farle cadere nelle mani giuste, queste son finite nelle mani di Ray. È un ascoltatore di cassette di seconda generazione nel carcere di Green Haven e, grazie allo studio della Parola di Dio, è diventato il pastore della chiesa in quel carcere. Questo è il senso del perdono, vero? E non so cosa il futuro gli riservi in questo mondo, ma so cosa gli riservi in eternità e per questo possiamo esserne entusiasti. Questa mattina apriamo di nuovo le nostre Bibbie e passiamo a Matteo 6, per continuare la nostra serie sulla preghiera dei discepoli. Oggi continuiamo ciò che abbiamo iniziato la volta scorsa con il versetto 12, ma dobbiamo vederlo nel suo contesto, quindi leggiamo di nuovo la preghiera ed i due versetti che la seguono. Matteo capitolo 6, iniziando dal versetto 9: “Voi dunque pregate cosí:“Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo. Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno. [Perché a te appartengono il regno, la potenza e la gloria in eterno, amen.]” Perché se voi perdonate agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi;  ma se voi non perdonate agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe”.

Come sapete, se eravate con noi la scorsa settimana, abbiamo iniziato a guardare al versetto 12, la seconda delle tre petizioni che ci riguardano. La prima riguarda il sostentamento fisico; la seconda e la terza sono di natura spirituale. Tornando al versetto 12, ci viene ricordata di nuovo questa petizione: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. E questa petizione è riportata nei versetti 14 e 15. Ora stiamo cercando, nel mentre esaminiamo questa petizione tremendamente importante, di comprendere davvero l’intera questione della gestione del peccato nella vita cristiana. Anche se siamo credenti, abbiamo ancora un problema di peccato e quindi dobbiamo affrontarlo. Questa petizione del versetto 12 è pregata da una persona che già appartiene a Dio. La preghiera inizia con “Padre nostro”, la preghiera quindi afferma che c’è un rapporto vivo e vitale con Dio attraverso la fede, cosicché come credenti dobbiamo pregare: “Rimetti a noi i nostri debiti”, dopo aver affermato che è il nome di Dio ad essere santificato, che è il regno di Dio che deve venire e che è la volontà di Dio che deve essere fatta. E dopo aver riconosciuto di nuovo che è Dio la fonte del nostro sostentamento fisico, arriviamo al nostro problema spirituale del peccato e lì dobbiamo riconoscere di nuovo che abbiamo bisogno del perdono di Dio.

Stiamo parlando di cristiani! So che alcuni pensano che quando si diventa cristiani non ci si preoccupa più di confessare il peccato o di cercare la purificazione ed il perdono di Dio, ma non è vero, perché qui troviamo coloro che possono chiamare Dio: “Padre nostro”, dobbiamo anche dire: “Rimetti a noi i nostri debiti”, ora per comprendere la pienezza di significato del versetto 12, e dei versetti 14 e 15 che lo commentano, abbiamo scoperto che ci sono quattro parole chiave da studiare. Abbiamo iniziato la volta scorsa e non lo finiremo oggi, ma la prossima volta. Ed il fatto che tutti e tre i Giorni del Signore si focalizzino su questo aspetto, credo che ci darà uno studio nuovo, più ampio e di vasta portata su tutto questo concetto del peccato nella vita del cristiano. Prima di tutto, il problema è il peccato. L’abbiamo visto la volta scorsa. “Perdonaci” implica che abbiamo fatto qualcosa per cui abbiamo bisogno di perdono. Il “debito”, nel versetto 12, implica un peccato. Anche “la trasgressione”, nei versetti 14 e 15, implica il peccato. Il problema qui è il peccato. Il peccato è una realtà nella vita del cristiano. Quando si diventa cristiani, non si smette improvvisamente di peccare. Non si perde tutto d’un tratto la sensibilità al peccato. Anzi, la verità è che quando si diventa credenti si diventa più sensibili al peccato. E man mano che si matura come cristiani, e nella propria esperienza di maturazione, la frequenza del peccato diminuisce, così come cresce la sensibilità al peccato quando si verifica.

Conosciamo il nostro peccato e questo è il problema. Il principio numero uno è che il peccato ci rende colpevoli e porta al giudizio. Il peccato ci rende colpevoli e porta al giudizio. Dove c’è il peccato nella nostra vita c’è giudizio, “Colui che il Signore ama, cosa fa? Disciplina. Ed al figlio suo, disciplina”, e parte di quello include il castigo per il nostro peccato. La volta scorsa abbiamo menzionato cinque parole usate nel Nuovo Testamento per indicare il peccato: hamartia, che significa mancare il bersaglio. Non colpiamo il bersaglio, non riusciamo a raggiungere la gloria di Dio. Parabasi significa attraversare. Dio traccia una linea e dice: “Rimani qui”, e noi la attraversiamo comunque. Anomia comunica la violazione della legge. Infrangiamo le sue leggi. Paraptōma, che nei versetti 14 e 15 è “trasgressione”, significa che scivoliamo o cadiamo. Non riusciamo a rimanere sulla retta via, cadiamo. Non siamo in grado di rimanere eretti nella rettitudine. La quinta parola è opheilēma che è il termine “debito”, ed a causa di tutte queste cose, abbiamo violato la santità di Dio e siamo in debito con Lui e dobbiamo affrontare questo debito ricercando il suo perdono. Quindi il problema è il peccato, e se lo si nega quello diventa il problema più grande di tutti, perché se diciamo di non avere peccato rendiamo Dio, cosa? Un bugiardo e la verità non è in noi.

In secondo luogo, la volta scorsa abbiamo visto che c’è la soluzione. Il problema è il peccato, la soluzione è il perdono. Sei volte si trova nel brano, due volte in 12, due volte in 14 e due volte in 15. Sei volte la parola perdono, ed il principio numero due è: “Il perdono è offerto da Dio a motivo della morte di Cristo”. Il nostro problema può essere risolto perché c’è il perdono. Dobbiamo riconoscere il problema e poi cercare il perdono. Un cristiano che dice di non peccare è in una situazione disperata perché non ricerca la soluzione. Ci sono alcuni che insegnano che un cristiano può raggiungere un certo livello nella sua vita in cui non pecca più, ma non è così... continuerà a peccare, solo che non cercherà il perdono e perderà così il senso della Sua relazione con Dio. Ora, come è possibile che Dio ci perdoni e come funziona questo perdono? È possibile grazie alla morte di Cristo, quindi sulla base della morte di Cristo il perdono è disponibile perché il prezzo è già stato pagato. L’ultima volta ci siamo fermati a questo punto e vi ho suggerito che ci sono due aspetti del perdono ed è quello che voglio farvi vedere di nuovo questa mattina. Ci sono due aspetti del perdono. Questo è così entusiasmante! Il primo è il perdono giudiziario e ne abbiamo già parlato. Il perdono giudiziario. Questo è il perdono posizionale pieno e completo concesso da Dio come giudice morale dell’universo, e grazie al quale i nostri peccati, passati, presenti e futuri, sono totalmente, completamente e per sempre perdonati e quindi siamo giustificati e proclamati retti in eterno. Ora questo accade quando si viene salvati. Quando riponi la Tua fede in Gesù Cristo, in quel momento, la giustizia di Cristo vi viene imputata sul tuo conto, e tu, che hai peccato e sei privo della gloria di Dio, sei immediatamente retto in Cristo, Romani 3.

La giustizia di Cristo viene imputata sul tuo conto. Dio cala il martelletto della sua sovranità, colpisce il tavolo e dice: “Dichiarato giusto in Cristo”. Questa è una verità assoluta, una verità posizionale, eterna tanto quanto Dio è eterno. È inviolabile, immutabile e per sempre. Nel momento in cui io ripongo la mia fede in Cristo, la giustizia di Dio mi viene imputata. Mi viene concessa. È posta su di me. Viene messa sul mio conto. È eterna. Dio è soddisfatto e la cosa è finita. Ed ecco perché 8 Romani dice: “Nessuno ci separerà mai dall’amore di Cristo”. Ecco perché Romani 8 dice: “Nessuno potrà mai accusare gli eletti di Dio”, è deciso. Abbiamo visto – non è vero – Quando abbiamo analizzato il perdono giudiziario, abbiamo visto che ci sono molte parole per descriverlo ma abbiamo visto che comporta il fatto che Dio tolga il nostro peccato, che Dio copra il nostro peccato, che Dio cancelli il nostro peccato e che Dio si dimentichi del nostro peccato. È finita, la cosa è stata risolta giudizialmente per sempre. Ora, se però questi sono cristiani... quelli che pregano questa preghiera: “Padre nostro”, e tutti i loro peccati sono stati perdonati per sempre, e Dio ha fatto cadere il martelletto e ci ha dichiarati giusti, allora perché diciamo: “Rimetti a noi i nostri debiti”? Perché chiediamo a Dio di perdonarci? Se tutto questo è già stato risolto, che senso ha pregare questo tipo di preghiera? La risposta si trova in un secondo tipo di perdono. Non c’è solamente il perdono giudiziario, c’è anche il perdono genitoriale. Forse potete trovare una parola migliore di “genitoriale”, ma è una che mi è rimasta in mente per il fatto che l’espressione: “Padre nostro” inizia la preghiera, perdono genitoriale.

Ora, non abbiamo a che fare con Dio come giusto giudice, ma con Dio come padre amorevole. Ora ascoltatemi, anche se siamo stati perdonati dal punto di vista giudiziario e per sempre, e la cosa è stabilita eternamente e non cambia mai, continuamo a peccare giusto? E quando pecchiamo, succede qualcosa nel nostro rapporto con Dio. Il rapporto non finisce, ma si perde qualcosa nella sua intimità, non è vero? Se i miei figli, i miei ragazzi o le mie figlie, peccano contro di me disobbedendomi, il nostro rapporto non finisce. Sono comunque miei figli ed io son ancora il loro padre. E c’è un certo perdono nel mio cuore che è automatico perché fanno parte della mia famiglia, però c’è qualcosa in quella relazione che causa una certa perdita d’intimità finché non vengono a dire: “Papà, mi dispiace...” e lì l’intimità viene ripristinata immediatamente. Sono felicemente sposato con mia moglie. Non vorrei che le cose fossero diversamente per nulla, il tutto migliora continuamente. E se io dovessi peccare contro di lei con un’azione o una parola sconsiderata o qualcosa di poco gentile, quello non cambierebbe il nostro rapporto. E c’è un senso in cui sono perdonato solo perché sono sotto l’ombrello del suo amore costante. Ma c’è qualcosa che si perde nell’intimità, finché non le chiedo il perdono, e che viene offerto non appena lo faccio. È di questo che sta parlando qui. Non si tratta di un non credente che prega per la salvezza. Non si tratta di un cristiano che implora Dio di perdonare i suoi peccati. Come quel tizio che ho sentito in televisione dove c’erano delle persone che gli facevano delle domande bibliche ed una persona chiese: “Se pecco e muoio prima di averlo confessato, andrò in paradiso?” E l’uomo disse: “No, andrai all’inferno”. Che menogna terribile, terribile, mettere qualcuno sotto tale timore. Non stiamo parlando di quello! Stiamo parlando del perdono che ci dà la pienezza della gioia nell’intimità con Dio! È tutto ciò che la relazione può essere, è di questo che sta parlando.

Lasciate che ve lo illustri a partire dal Salmo 51. Tornate indietro al Salmo 51. Qui c’è Davide. Ora Davide era redento. Segnatevelo. Davide era stato salvato. Davide aveva ricevuto la salvezza dell’Antico Testamento. La giustizia era stata imputata sul suo conto, aveva creduto a Dio. Amava Dio. Confidava in Dio. La sua fede era in Dio. Aveva ricevuto la redenzione. La giustizia di Cristo, seppur futura, era già stata imputata sul suo conto grazie alla sua fede. Era un uomo rigenerato, redento, però cadde nel peccato... Un peccato terribile, non dissimile da quello del nostro amico Ray di cui abbiamo letto la lettera questa mattina, perché commise adulterio e poi commise persino omicidio e se fosse stato chiunque altro, se non il re, probabilmente avrebbe perso la vita. Ma lui era diverso era al di sopra della legge e, anche se i suoi peccati erano terribili, fu risparmiato grazie alla sua posizione. Ma voglio che notiate la natura della sua preghiera nel Salmo 51, perché questa è la preghiera che fuoriesce dal suo cuore ricolmo di sensi di colpa e di sangue, mentre rifletteva sul suo peccato. E voglio che sappiate innanzitutto il versetto 14, “Liberami dal sangue versato” – guardate qui - “O Dio, Dio della mia salvezza”, ascoltate, Davide afferma la sua salvezza. Davide afferma che Dio era comunque il Dio della sua salvezza. Stava implorando ad un Dio la cui presenza era lì, il cui spirito era lì, la cui salvezza era ancora sua. No, io credo che Davide sia stato veramente redento. Era stato redento e Dio era ancora lì, nella sua presenza e nel suo spirito, ed era ancora “il Dio della mia salvezza”, però seppur affermando che il perdono giudiziario era presente, Davide non poteva fare a meno di sentire la perdita di qualcosa d’intimo nella relazione ed è questo che intende quando grida nel versetto 2, “Lavami da tutte le mie iniquità

e purificami dal mio peccato; poiché riconosco le mie colpe,

il mio peccato è sempre davanti a me – non posso dimenticarlo – Ho peccato contro te, contro te solo, ho fatto ciò ch'è male agli occhi tuoi”, versetto 7, “Purificami con issopo, e sarò puro; lavami, e sarò piú bianco della neve”,

vedete, c’è un senso in cui il perdono giudiziario ed il perdono parentale, per così dire, sono così diversi. Davide era stato salvato, ma c’era qualcosa tra lui e Dio che gli aveva fatto perdere il significato di quella salvezza. Ecco perché nel versetto 8 dice: “Fammi di nuovo udire canti di gioia e letizia, ed esulteranno quelle ossa che hai spezzate”, voleva di nuovo la gioia, non è vero? Ecco cosa voleva! “Crea in me un cuore puro, o Dio”, versetto 10, “Rinnova in me uno spirito ben saldo”, però il gran finale si trova al versetto 12: “Rendimi la – cosa? – la gioia della tua salvezza”, non dice “restituiscimi la mia salvezza”. Dice rendimi cosa? La gioia della salvezza. Ora, amici, ecco come stanno le cose: Il perdono giudiziario si occupa del fatto della salvezza. Il perdono genitoriale si occupa della sua gioia. Capite? Io potrei anche essere perdonato, ma se pecco e non confesso e non mi ravvedo perdo la gioia della pienezza di quel rapporto, questo è il problema. Seguitemi me per un momento a 1 Giovanni capitolo 1, a 1 Giovanni capitolo 1; e Giovanni inizia quest’epistola meravigliosa dicendo che Egli predica Cristo, la parola di vita, per esperienza diretta e personale, “Quel che era dal principio, quel che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato”, sta dicendo: “Abbiamo avuto un’esperienza personale con Cristo”, al versetto 1. La parola della vita (poiché la vita è stata manifestata e noi l'abbiamo vista e ne rendiamo testimonianza, e vi annunziamo la vita eterna che era presso il Padre e che ci fu manifestata). In altre parole, stiamo predicando Cristo. Stiamo predicando il Vangelo, perché?

Versetto 3, “quel che abbiamo visto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché”, ecco il perchè “voi pure siate in comunione con noi; e la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesú Cristo”, ora ascoltate, Giovanni sta dicendo che noi predichiamo per farvi entrare nella comunione, non è vero? Vogliamo farvi entrare nella comunione. Vogliamo unirvi a Dio, a Cristo ed a tutti coloro che credono in Dio ed in Cristo. Vogliamo farvi entrare nella famiglia, e questo è il perdono giudiziario. Vogliamo farvi entrare nella comunione, partecipare alla vita eterna comune, essere uno nella koinonia, ed è per questo che predichiamo Cristo. Poi fa un ulteriore passo avanti nel versetto 4: “E queste cose” quali cose? “Le cose che vi scriviamo”, l’epistola, “le scriviamo affinché la vostra – cosa? – la vostra gioia sia completa”. Ora, da un lato, predichiamo il Vangelo affinché entriate a far parte della comunione, e dall’altro lato invece scriviamo l’epistola affinché una volta nella comunione possiate conoscere la pienezza della gioia di quella comunione. Essere salvati vi fa entrare nella comunione mentre esser obbedienti alle norme e ai principi che vi mostriamo vi porta a conoscere la gioia di quella comunione.

Vedete? Da una parte c’è il perdono giudiziale che vi mette nella comunione, dall’altra parte invece c’è il perdono parentale che ti fa conoscere la pienezza della gioia di esser in quella comunione. E quindi da subito dice che sei nella comunione, al versetto 9, “confesserai il tuo peccato ed Egli è fedele e giusto nel perdonarci i peccati e nel continuare a purificarci da ogni iniquità”. Ora guardate, sta dicendo: “Vi scrivo queste cose affinchè la vostra gioia sia piena”. La prima cosa che dice è che se volete la gioia completa, se volete la piena gioia, allora continuate a confessare i vostri cosa? Peccati, quello è il punto. Il Vangelo porta la giustizia giudiziaria, il perdono giudiziario; l’obbedienza, e l’obbedienza della confessione, per cominciare, porta alla pienezza della gioia che deriva dal perdono dei genitori. Guardate a 13 Giovanni. Spero che mi stiate capendo, Giovanni 13, uno dei miei capitoli preferiti, l’ho condiviso con voi molte volte, ma ne tirerò fuori un pensiero che forse non abbiamo considerato prima. In Giovanni 13, il nostro caro Signore sta parlando del suo amore verso i discepoli nonostante la loro indole ed il loro peccato, nonostante il fatto che stessero seduti a discutere su chi sarebbe stato il più grande nel regno, che erano egocentrici, egoisti, possessivi, indifferenti a Cristo, incuranti della sua morte imminente, litigiosi, orgogliosi, egoisti... Erano molto brutti a questo punto, ma nel mezzo, il nostro caro Signore si toglie la veste se la lega attorno ed inizia a lavargli i piedi; umiliante per lui e per loro, perché avrebbero dovuto farlo loro, non avrebbe dovuto farlo lui.

Si rivolge a Pietro nel versetto 8 e Pietro gli dice “non mi laverai mai i piedi”, non accadrà mai, non te lo permetterò. Credo che Pietro fosse stato convinto dalla cosa, credo che non avrebbe permesso al Signore di farlo, forse anche il fatto che stava affrontando il suo peccato. Il fatto che stavano discutendo su chi era il più grande del regno, che era egoista, egocentrico, insensibile a Cristo, e quindi non glielo permetteva. Non mi laverai i piedi. Gesù gli risponse: “«Se non ti lavo, non hai parte alcuna con me»”. E prende quella scena fisica e la trasforma in una verità spirituale tremenda. Dice, “Pietro, se vuoi sapere veramente cosa significa essere in comunione con me, se vuoi veramente sapere cosa significa essere parte integrante di ciò che sono, se vuoi la pienezza di una relazione viva, è meglio che ti lasci lavare”, e Pietro dice: “«Signore, non soltanto i piedi, ma anche le mani e il capo!»”. Fai tutto già che ci sei... Di nuovo, un’affermazione stupida. Gesù gli dice: “«Chi è lavato tutto, non ha bisogno che di aver lavati i piedi”; eran già stati lavati, infatti dice: “è purificato tutto quanto”, sta dicendo: “Pietro voglio solo lavarti piedi!” Prima gli dice cosa non poteva fare e poi gli dice cosa fare! “Pietro, stai in silenzio! Voglio solo lavarti i piedi, perchè qui c’è un’enorme verità spirituale. “Voi siete seduti intorno a questo tavolo a peccare. Siete già puri, dice il versetto 10 dice, tranne per Giuda. Non tutti, uno di voi non lo è. Uno di voi non è stato redento, ma il resto di voi è già puro. Siete già stati redenti. Siete già stati giustificati per fede...” “Non sto parlando di lavarvi di nuovo. Si diventa giusti quante volte? Una. Non ne avete più bisogno.

Quello che mi interessa è tenere lontano lo sporco dai vostri piedi. Ora a quei tempi, ovviamente, si faceva il bagno al mattino appena alzati e ci si lavava tutto il corpo e poi si partiva per la giornata ed indossando i sandali in quella parte del mondo, le strade che erano fangose o polverose; fangose quando pioveva e potete immaginare il fango. E quando era asciutto invece c’era polvere dappertutto e i piedi quindi si sporcavano ed ogni volta che si entrava in una casa o in un luogo di lavoro o si entrava in comunione con le persone o si mangiava insieme, era necessario lavarsi i piedi per una questione di correttezza. Il Signore quindi gli sta dando una verità spirituale incredibile. Gli sta dicendo semplicemente: avete già ricevuto il perdono giudiziario; avete già fatto il vostro bagno spirituale quando avete creduto. Tutto ciò che è necessario ora, per mantenere aperta la pienezza del nostro rapporto, è lavare i vostri piedi. E questo è il perdono genitoriale, capite? Ed ogni giorno, camminando nel mondo, raccogliamo la polvere di questo mondo che sono i peccati che commettiamo e, quando li confessiamo, vengono lavati via. E mentre li confessiamo, 1 Giovanni 9: “Egli è fedele e giusto nel continuare a perdonarci ed a purificarci”, che verità gloriosa! Sta semplicemente dicendo che una volta che siete stati purificati, lavati nel sangue salvifico di Gesù Cristo, avete ricevuto il perdono giudiziario. E quello non deve essere fatto di nuovo, ma il perdono genitoriale è qualcosa che continua ogni giorno mentre manteniamo aperta la pienezza della nostra comunione. La purificazione posizionale non ha bisogno di essere ripetuta, ma la purificazione pratica deve essere ripetuta ogni giorno. Ascoltatemi miei cari, quando pregate è meglio che preghiate in accordo con 6 Matteo. Da qualche parte nelle vostre preghiere, dopo aver riconosciuto che il Suo nome sia santificato e che venga il Suo regno e che sia fatta la Sua volontà, e dopo aver riconosciuto che Dio è la fonte del vostro sostentamento fisico quotidiano, dovete affrontare il fatto che i vostri piedi sono sporchi e dovete riconoscere il fatto che finché sono sporchi e non confessate e non vi pentite di quei peccato, c’è una perdita nella pienezza della gioia nell’intimità della comunione che potete avere con Dio. I credenti hanno bisogno di aprir quotidianamente il loro cuore al perdono che gli tiene i piedi puliti.

Mi viene in mente Davide. Natan disse a Davide: “Davide, il Signore ha cancellato il tuo peccato”, oh, che sollievo! Davide aveva commesso il terribile peccato di Betsabea ed Uria e il Signore l’aveva rimesso. E lui disse invece che c’era perdono giudiziario. L’ombrello lo copriva, era tutto apposto... Ed oggi si potrebbe trovare qualcuno che, nello stesso modo, potrebbe dire: “Ah, va bene così, il Signore mi ha già perdonato, non me ne preoccuperò. Non fu così per Davide però, non passò molto tempo dopo che Natan gli disse: “Il Signore ha cancellato il tuo peccato”, “Dio se ne è già occupato”, ed è nella redenzione che Davide scrisse il Salmo 32 e disse quello: “Io riconosco il mio peccato dinnanzi a te, non nasconto la mia iniquità. Confesserò al Signore la mia trasgressione”, capite? Ascoltatemi, quando sapeva già che l’elemento giudiziario era stato sistemato, implorò comunque in confessione per ricevere quella benedizione genitoriale per mantenere l’intimità del rapporto. Quindi qual è dunque il messaggio della prima parte di questa petizione? “Rimetti a noi i nostri debiti”? È semplicemente una richiesta di sperimentare la purificazione giornaliera, momento per momento che avviene quando riconosciamo il nostro peccato di fronte al Signore. È molto elementare e molto necessaria, e sapete cos’è che mi entusiasma così tanto? È che Dio è così desideroso di perdonare. Sapete, potreste pensare che se foste in una religione pagana o qualcosa del genere, e credeste che gli dèi erano come gli uomini, si potrebbe pensare che dio si stuferebbe prima o poi d’ascoltarti a tal punto che un giorno potrebbe dire: “Sai, questa è l’ultima volta che ti ascolto, amico mio. D’ora in poi, ti becchi le conseguenze. Ti ho offerto più perdono di quanto ne meritino 10 persone insieme”, ma Dio non è così. Credo sia stato Neemia a dire: “Tu sei Dio pronto a perdonare”, “Tu sei Dio pronto a perdonare”, proprio così. Impaziente di perdonare... Amo Michea, “Lui Si diletta nella misericordia”, e voi potreste dire. “Ma ci torno indietro ogni giorno e continuo a dire Signore, ho fatto di nuovo questo e Signore, ho di nuovo questo problema”, e ci ritorno di nuovo, ogni giorno, e non è che Dio si stufa di tutto? No, perché Egli si diletta nella sua misericordia, perché la misericordia è un atto della sua natura che gli dà gloria, perché noi glorifichiamo un Dio così misericordioso.

Ecco perché Romani 5 dice che laddove abbonda il peccato, la grazia abbonda, come? “In abbondanza”. Dio ama perdonare e, sapete, potete prendere tutto il perdono che ha e non diminuirà affatto la sua risorsa. E puoi tornare tutte le volte che vuoi e quello non diminuirà mai il suo amore, mai. Perdonerà tutte le volte che torneremo. La settimana scorsa qualcuno mi ha detto: “Sai, il tuo sermone sul perdono giudiziario ha rovinato mio figlio”, al che chiesi: “Perché?” “Beh, hai detto che poteva semplicemente fare – poteva solo peccare ed era tutto coperto per l’eternità, così è uscito e l’ha fatto ed ha detto che è tutto coperto comunque”... “Beh, mi chiedo se conosca veramente Cristo, perché se io so che Dio ha perdonato tutti i miei peccati e se so che non importa quante volte ritorni a chiedergli perdono, lui è desideroso ed ansioso di perdonare... quel tipo d’amore mi trattiene dal peccare piuttosto che portarmi a peccare, perché non posso far commercio con quell’amore. Non posso abusarlo”. Il dottor Barnhouse raccontò una grande storia per illustrare questo concetto. Stava parlando con un professore universitario e raccontò la vicenda di una coppia. E disse questo: “L’uomo aveva vissuto una vita di grande peccato ed immoralità, ma si era convertito e alla fine aveva sposato una brava donna cristiana. Le aveva confidato la natura della sua vita passata con poche parole e mentre le raccontava quelle cose, la moglie prese la sua testa tra le sue mani, lo avvicinò alla sua spalla, lo baciò dolcemente e gli disse: “John, voglio che tu capisca una cosa molto chiara. Conosco bene la mia Bibbia e quindi conosco le sottigliezze del peccato ed i vizi del peccato che operano nel cuore umano. So che sei un uomo completamente convertito, John, ma so che hai ancora una natura di peccato e che non sei ancora pienamente istruito nelle vie di Dio come lo sarai. Il diavolo farà di tutto per rovinare la tua vita cristiana. Farà in modo che tentazioni di ogni genere siano messe sulla tua strada e potrebbe arrivare il giorno, John - prego, Dio, che non arrivi mai - ma potrebbe arrivare quando soccomberai alla tentazione e cadrai nel peccato di nuovo. E John, immediatamente il diavolo ti dirà che è inutile provarci. Tanto vale continuare sulla strada del peccato. E soprattutto ti dirà di non dirmelo perché mi farà male. Ma John, voglio che tu sappia che c’è una casa per te tra le mie braccia. Quando ti ho sposato ho sposato la tua vecchia natura insieme alla tua nuova e voglio che tu sappia che c’è il pieno perdono ed il perdono totale in anticipo per qualsiasi male che possa mai entrare nella tua vita”.

Ora questo sì che è simile a Dio.... Quando Barnhouse terminò la storia, il professore universitario alzò gli occhi con riverenza e disse: “Mio Dio, se c’è qualcosa che può tenere dritto un uomo, questo tipo d’amore che perdona in anticipo lo farebbe certamente”, e questo è esattamente il modo in cui Dio percepisce il suo rapporto con noi. Ascoltate abbiamo visto il problema, il peccato. Abbiamo visto la soluzione, il perdono. Voglio concludere con una confessione di appello - la confessione di appello. Il terzo principio è semplicemente che riceviamo il suo perdono attraverso la confessione del peccato. Riceviamo il suo perdono mediante la confessione del peccato. L’intero versetto implica la confessione. Puoi conoscere il peccato e sapere del perdono, ma se non confessi il tuo peccato non lo riceverai mai. Finché covo il mio peccato e non lo confesso, non me ne pento, non me ne allontano, non lo consegno a Dio e non sono d’accordo con Lui, non sono mai libero di conoscere la gioia che Lui vuole che io conosca, perché la barriera è lì ed infrange l’intimità della comunione. Perciò devo confessarlo! Devo aprire il mio cuore ed ammettere il mio peccato, e la cosa è difficile, vero? È difficile! Provate a farlo capire ai vostri figli quando fanno qualcosa di sbagliato. È dura! Mi ricordo che da piccolo, insieme ad un altro bambino, vandalizzai la scuola dove mio padre stava tenendo una riunione di risveglio in una piccola cittadina dell’Indiana. Nel bel mezzo della settimana, io ed il ragazzino andammo e facemmo delle cose brutte. Andarono di casa in casa nella città, che era così piccola, ed arrivarono alla casa in cui stavamo e mio padre e insieme all’uomo che ci stava ospitando andarono alla porta e l’uomo disse: “Ci sono stati degli atti di vandalismo nella scuola qui vicino, è possibile che i vostri figli ne sanno qualcosa a riguardo?”.

Ed io ero lì che tenevo la mano di mio padre e facevo la mia faccia più angelica che conoscevo, facendo di tutto per dimostrare che ero tanto spirituale quanto il mio padre evangelista e che non mi avrebbero mai beccato a fare una cosa del genere ed ero lì che rimanevo aggrappato, “Oh, mio figlio non farebbe mai una cosa del genere”, e mi diede una pacca sulla testolina, “Non Johnny, ah è un ragazzino meraviglioso” e l’altro uomo diceva lo stesso: “Anche nostro figlio è un ragazzo meraviglioso e non capisco come sia potuta accadere una cosa del genere”, e continuarono a parlare e mio padre esprimeva un tale amore genuino ed una tale fiducia nella mia vita che quella sera alla riunione mi presentai all’invito evangelico alla fine... pregai con lui sui gradini e dissi: “io penso di aver bisogno di ricevere Gesù nel mio cuore e lui non seppe mai il perchè”, dieci anni dopo glielo dissi, dieci anni. Non riuscivo a trovare il coraggio di dirglielo... Ma non sono l’unico vero? Adamo ed Eva peccarono, ed erano abituati a camminare e parlare con Dio al fresco del giorno, ma nel momento in cui peccarono, la cosa successiva che fecero fu cosa? Nascondersi. È difficile confessare. Finché non lo si fa, si perde la gioia. Proverbi 28:13 dice: “Chi copre le sue colpe non prospererà”, “Chi copre le sue colpe non prospererà ma chi le confessa e le abbandona otterrà misericordia”. Chi confessa e abbandona avrà misericordia. È in gioco la nostra prosperità spirituale. Ecco perché dice che è meglio dire: “Rimetti a noi i nostri debiti”. La confessione del peccato è vitale. È fondamentale, è fondamentale Davide disse a Natan: “Ho peccato contro il Signore”, in 2 Samuele 12:13. Davide disse di nuovo a Natan in 2 Samuele 24:10: “Ho peccato contro il Signore in ciò che ho fatto. Ho agito stoltamente”. In 1 Cronache 21:7 Davide disse a Dio: “Sono io che ho peccato e ho agito in modo molto malvagio”. Isaia disse: “Sono un uomo dalle labbra impure e vivo in mezzo a un popolo dalle labbra impure”. Daniele disse nel capitolo 9 versetto 20: “Parlavo, pregavo e confessavo il mio peccato”, Pietro disse in Luca capitolo 5 versetto 8 “Allontanati da me perché sono un peccatore, o Signore”. Paolo disse: “È un’affermazione attendibile e degna di piena accettazione che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare i peccatori, tra i quali io sono - cosa? - il primo”.

Confessare il peccato non è facile, ma è necessario per appropriarsi della gioia che proviene dal perdono genitoriale. Non nascondete il vostro peccato, confessatelo. John Stott dice, ed è vero, che uno degli antidoti più sicuri al processo di indurimento morale è la pratica disciplinata di scoprire i nostri peccati di pensiero e di prospettiva, oltre che di parola e d’azione, ed il pentimento di rinunciarvi. Se non lo fate, vi indurrà. Ho visto cristiani, perdonati giudizialmente e sicuri per l’eternità, che erano così induriti, così penitenti, così poco confessanti, così insensibili al peccato e così totalmente privi di gioia che non conoscevano nemmeno il significato di una comunione intima ed amorevole con Dio. L’hanno bloccato con la barricata del loro peccato inconfessato, confessione. Questa settimana mi sono seduto nella mia stanza in Indiana ed ho guardato la neve che cadeva dalla finestra. Ho pensato che il mondo sembrava così bianco. La città in cui mi trovavo aveva tre strade ed uno stop. Tutto lì e c’erano campi bianchi ovunque, i sentieri dove la gente camminava e gli alberi erano tutti ricoperti di neve. Ed ho pensato che i nostri peccati sono bianchi come la neve, e poi, mentre guardavo alla mia vita, stavo leggendo un piccolo libro che ho, Le preghiere dei puritani, che a volte condivido con voi e mi sono imbattuto in una preghiera che metteva la mia vita in contrasto con la purezza che vedevo dalla finestra, ed ho pensato che fosse un pensiero adatto a noi quest’oggi. La confessione è così necessaria, gente, altrimenti si perde quella purezza che ci dà gioia. Ecco cosa lessi: “Dio di grazia, tu hai imputato il mio peccato al mio sostituto ed hai imputato la sua giustizia sulla mia anima. Mi hai rivestito di una veste matrimoniale, adornandomi di gioielli di santità. Ma nel mio cammino cristiano sono comunque vestito di stracci. Le mie migliori preghiere son sporche di peccato. Le mie lacrime penitenziali sono piene d’impurità. Le mie confessioni sono aggravate di peccato. Il mio ricevere lo Spirito è tinto d’egoismo. Ho bisogno di ravvedermi persino del mio ravvedimento. Ho bisogno che le mie lacrime siano purificate... Non ho una veste da portare per coprire i miei peccati, né un telaio per tessere la mia giustizia. Sono sempre vestito d’abiti sporchi e per grazia ricevo sempre un cambio d’abito, perché tu giustifichi sempre gli empi. Vado sempre in un paese lontano e torno sempre a casa come un prodigo, e dico sempre: “Padre perdonami”, e tu mi riporti sempre la veste migliore. Ogni mattina mi permetti d’indossarla ed ogni sera mi permetti di riportala, “esci a compiere le responsabilità del giorno, sposati con essa, feriti nella morte con essa, presentati davanti al grande trono bianco con essa, entra in cielo con essa splendente come il sole. Concedetemi di non perdere mai di vista l’eccessiva peccaminosità del peccato, l’eccessiva giustizia della salvezza, l’eccessiva gloria di Cristo, l’eccellente bellezza della santità e l’eccessiva meraviglia della grazia. Son colpevole ma perdonato. Sono perduto ma salvato. Son errante ma ritrovato. Sono peccatore ma purificato. Dammi un cuore perennemente spezzato. Tienimi sempre aggrappato alla tua croce. Nutrimi ogni momento con la grazia discendente ed aprimi le sorgenti della conoscenza divina che scintillano come cristallo e scorrono limpide ed incontaminate tramite il deserto della mia vita.” Confessione, purificazione dell’anima, questo è l’appello di questa petizione, fa parte della vostra preghiera?

FINE

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