
Luca 23 è il nostro testo, Luca 23. Torneremo alla scena del Calvario in quel Venerdì di Pasqua, nella primavera del 30 d.C., quando Gesù fu crocifisso. Voglio darvi il contesto completo, così come lo presenta Luca, quindi voglio iniziare leggendo il versetto 32, e leggere fino al versetto 43: “Ora, altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte insieme a lui. Quando furono giunti al luogo detto “il Teschio”, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra. Gesú diceva: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte. Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: “Ha salvato altri, salvi sé stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!” Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!” Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI. Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!” Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: “Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male”. E diceva: “Gesú, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!” Gesú gli disse: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso”.
La storia del ladrone penitente non si trova in Matteo, Marco o Giovanni, è solo in Luca, questo è tutto quello che abbiamo; ed in un certo senso, mentre guardiamo ai versetti 39 al 43, e consideriamo questa conversione miracolosa di un ladrone appeso ad una croce accanto a Gesù, potremmo concludere che questo è un racconto piuttosto criptico. Forse ci sarebbe piaciuto che Matteo ci avesse dato un’altro punto di vista, o Marco, o entrambi, o Giovanni, ma questo è tutto quello che abbiamo. Abbiamo considerato la commedia al Calvario, la caricatura, la farsa, il sarcasmo, lo schernimento, l’ampio scherno all’idea ridibile del fatto che Gesù fosse un re; lo deridevano continuamente: “Se sei un re, salva te stesso e noi”. Non solo abbiamo visto la commedia al Calvario, abbiamo anche visto il contrasto al Calvario, il grande contrasto tra il loro odio ed il Suo perdono quando pregò: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”, quando stavano per compiere la cosa peggiore che fosse mai stata compiuta da chiunque.
E ora arriviamo alla conversione al Calvario; la storia della salvezza di un ladro crocifisso. E come ho detto, quando lo vedete all’inizio, sembra un po’ breve, e forse non molto significativa, ma quando finiremo, scoprirete che è l’esatto opposto. E ci sono così tante ironie nel Calvario che è impossibile elencarle tutte; qui vediamo Gesù che viene deriso perché non poteva salvare nessuno, e non poteva salvare se stesso, salvando un ladro non salvando sè stesso, e le ironie continuano; Gesù viene accusato di pretendere d’essere un re, una minaccia al potere di Roma, una minaccia a Cesare, una minaccia all’autorità romana e dev’essere giustiziato prima che scateni un’insurrezione. Eppure, dalle stesse persone che pretendono di proteggere Roma da Lui, viene deriso e ridicolizzato come un impotente ed inutile, trattato come un re, solo in modo sarcastico e crudele, eppure, in realtà, Egli è il vero Re di Dio. Venne accusato di bestemmia contro Dio da coloro che bestemmiarono Lui, il vero Dio. Per cui, i bestemmiatori accusarono di bestemmia colui che veniva bestemmiato. È anche un po’ ironico che Lui, l’innocente, il giusto, sia giustiziato dai colpevoli, la giustizia è sottosopra. Ed è anche un po’ ironico che Egli sia maledetto dai suoi nemici che lo odiano, ma che sia stato maledetto infinitamente di più da suo Padre che lo ama; si presenta incapace di salvare sè stesso o chiunque altro, eppure essendo restio di salvare sè stesso, diventa il salvatore del mondo. Egli è il datore della vita, che è la vita stessa, però sul ciglio della morte, affinchè coloro che che sono morti ricevano la vita. Uno di quei peccatori morti si trova appeso al lato suo, al quale Dio miracolosamente, sovranamente, potentemente, istantaneamente lo trasforma e gli dà vita, e quello è questo ladrone.
C’è un’altra ironia. Gli Ebrei lo volevano morto per poter continuare con la celebrazione della Pasqua, che indica la sua morte; gli Ebrei volevano continuare con l’uccisione degli agnelli, che non avrebbero mai potuto togliere il peccato, rifiutando quest’unico, il vero Agnello di Dio, l’unico che può togliere il peccato del mondo; mentre erano impegnati ad uccidere gli agnelli, che non avevano alcun potere; Dio, attraverso le loro mani, stava uccidendo l’Agnello, al quale appartiene tutto il potere della salvezza. Gli Ebrei vedevano la Pasqua come l’evento nel quale Dio li riscattò dal faraone, però la Pasqua non era quello. Pensavano che la Pasqua fosse il loro riscatto di Dio dal potere del Faraone in Egitto, ma era molto di più di quello. Seppur ci fosse stata una liberazione dall’Egitto, c’era una liberazione molto più grande nella Pasqua. Vi ricordate cos’era la Pasqua? Una parola venne da parte di Dio, che Egli stava per venire in giudizio sia sugli Ebrei che gli Egiziani, e le uniche persone che sarebbero state protette da quel giudizio, sarebbero state coloro che avrebbero messo il sangue di un agnello sugli stipiti delle porte e sull’architrave della casa. Altrimenti, il giudizio di Dio sarebbe caduto su quella casa ed avrebbe preso la vita del primogenito; e Dio non avrebbe discriminato tra gli Ebrei e gli Egiziani, avrebbe preso la vita di ogni primogenito; avrebbe rilasciato ira e giudizio su ogni casa che non era coperta dal sangue dell’agnello Pasquale.
La notte di Pasqua, dunque, non fu veramente una liberazione dal potere e dall’ira di Faraone, fu una liberazione dall’ira di Dio. In qualche maniera, avevano distorto quel modo di pensare, pensando che fossero stati liberati dall’ira e dal potere del Faraone. Celebravano quella parte, e si dimenticarono che la vera Pasqua era la liberazione dall’ira di Dio, e tutti i peccatori meritano sempre l’ira, a meno che non siano coperti dal sangue, ed il sangue di tori e capri non può togliere il peccato, e realmente non può neanche coprire il peccatore. Quindi, non avevano idea di ciò che stava accadendo sulla croce del Calvario, quando il vero agnello pasquale stava morendo, in modo che il suo sangue potesse diventare la protezione di tutti coloro che avrebbero creduto in lui.
Dunque, non salvando sè stesso, Gesù poteva salvare li altri, l’esatto opposto di quello che stavano supponendo, che non poteva salvare nessuno perché non poteva nemmeno salvare se stesso. Quanto era contorta la loro percezione! Quanto si sbagliavano! E tutta la scena alimentava questa percezione distorta. Non c’era chiarezza da nessuna parte. I capi non avevano chiarezza, il popolo non aveva chiarezza, i Romani non avevano chiarezza, i capi dei sacerdoti non avevano chiarezza, i sommi sacerdoti non avevano chiarezza, nessuno aveva chiarezza. Tutti avevano una comprensione distorta e perversa di ciò che stava accadendo, e nel mezzo di tutto questo, un uomo vide le cose chiaramente. Nonostante tutto quello che stava succedendo intorno a lui, del quale ne fu anche partecipe, la luce apparve, la vita spuntò dalla morte, la conoscenza uscì dall’ignoranza, la luce disperse le tenebre; e questa è la storia di quest’uomo che chiamiamo il ‘ladro penitente’; è una storia personale, una storia molto personale che riguarda un uomo. È una storia personale di salvezza, ma è anche il modello della storia della salvezza di ogni persona. E potreste leggere la storia e dire, “be, ma sai, questa non è esattamente la cosa che associamo con la salvezza, è un po’ criptica, e sembra un po’ un’abbreviazione storica, abbiamo davvero abbastanza informazione per dire che quest’uomo soddisfò le condizioni necessarie per la salvezza? Be, se guardate un po’ più da vicino, scoprirete che la risposta a quella domanda è assolutamente sì.
Questa storia possiede molto di più di quello che a primo acchitto coglie l’attenzione. È una storia personale, ma è la storia di tutti perchè riflette il modo in cui tutti i peccatori vengono. E dunque è la tua storia, e la mia storia, se sei un credente. Guardiamo alla storia e permettiamo che si sviluppi di fronte a noi. Versetto 39, “Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!” in modo scherzoso e sarcastico. Ora, ricordatevi, tornando al versetto 32, che c’erano due ladroni – due criminali – che furono portati ad esser uccisi con lui, ed il versetto 33 dice che furono crocifissi uno alla destra e l’altro alla sinistra. Versetto 39 dice che uno dei criminali lo insultava, ma quella non è la storia intera. Matteo e Marco, nei loro resoconti paralleli della croce, ci dicono che entrambi i ladri lo stavano facendo, entrambi. Entrambi si unirono alla commedia - per così dire – lo scherno, la bestemmia. E poi, mentre la scena incomincia a svilupparsi alle 9:00 del mattino, quando Gesù fu crocifisso, essi facevano parte della burla. Erano entrambi pienamente coinvolti nella bestemmia guidata ed organizzata dalle guide Ebraiche. Il popolo si mise in fila, i soldati si misero in fila, i ladri si misero in fila, ed anche se erano appesi alla croce, sopportando la stessa sofferenza che Gesù stesso stava sopportando fisicamente; anche se si trovavano in tormento mortale ed un’agonia straziante, erano in grado di raggruppare abbastanza energia da poterlo bestemmiare. Ecco quanto potente, ecco quanto fu potente quel momento; ecco quanto fu contagioso l’odio. Usarono i loro sforzi per quello.
Ma uno di loro, si mise improvvisamente silenzioso nel racconto di Luca, e rimaniamo solo con uno di loro a deriderlo, qualcosa successe all’altro ladrone. Con il passare delle ore sulla croce, una delle due persone più degenerate della collina, sulla scena un uomo dedicato alla rapina violenta, un criminale empio, affronta un incredibile trasformazione. È scioccante, 180 gradi. Il suo scherno fu messo a tacere, e mentre il suo corpo si trovava in un orribile trauma ed agonia, nell’ineguagliabile sofferenza della crocifissione, la sua mente si supponeva esser offuscata, ner cercar di far fronte al dolore, o che ci sarebbe stata una sorta di shock per proteggerlo dalle agonie che erano totalmente insopportabili, e sappiamo che il corpo ha la capacità di andare in shock per mitigare quei tipi di esperienze strazianti, ma nel momento del peggior tipo di agonia immaginabile, la sua mente divenne cristallina, con una chiarezza e percezione della realtà e della verità che non aveva mai sperimentato nella sua vita, con una chiarezza e percezione della verità e della realtà che non aveva sperimentato il momento prima, qualcosa successe. Tutto d’un tratto, si rivolse al suo amico e lo rimprovera di fare quello che lui stesso stava facendo poco prima. Cos’è successo?
Ve lo dico io cos’è successo: è successo un miracolo sovrano divino. Non c’è altra spiegazione, volete un aneddoto parallelo? Paolo sulla strada per Damasco, quello è il miglior parallelo. I suoi pensieri verso Gesù erano pensieri di odio; i suoi pensieri verso coloro che confessavano il nome di Gesù erano pensieri di persecuzione ed esecuzione. Paolo aveva dei documenti, era sulla via verso Damasco per perseguitare e giustiziare coloro che nominavano il nome di Cristo. E mentre stava andando con i suoi documenti in mano, Dio invade la sua vita, lo catapulta a terra, lo acceca e lo salva. Gente, è così che funziona la salvezza. È un miracolo sovrano. Non sempre così drammatico, seppur a volte lo è. Questo è il miglior parallelo biblico della conversione di Paolo sulla strada verso Damasco, un’opera travolgente di Dio nel capovolgimento di una persona. Ed è ciò che Paolo disse quando scrsse a Timoteo, e disse: “Prima ero un bestemmiatore, ma Dio mi ha mostrato misericordia.” Ora, ricordate, questo ladrone sarebbe stato il più miserabile degli uomini, sarebbe stato il peggiore presente agli occhi dei Giudei, i Giudei religiosi lo avrebbero visto come irredimibile; se volessimo collegarlo a qualcun altro, quest’uomo sarebbe come il prodigo. Questo era un uomo malvagio. Ma improvvisamente, in un momento, fu trasformato drammaticamente, e immediatamente ciò che successe era evidente; va da bestemmiare Gesù, ad essere inorridito dall’altro criminale che sta bestemmiando Gesù. La sua intera percezione di come trattare Gesù è totalmente cambiata, ed è qui che inizia la storia.
L’altro criminale non ricevette tale cambiamento, si trovava appeso, insultando Gesù con lo stesso sarcasmo beffardo: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e no!”; dev’essere stato scioccante sentire il suo amico, dall’altra parte di Gesù - versetto 40 - che rispose: “Ma lo rimproverava, dicendo: “Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male”. Questo sicuramente era scioccante per l’altro ladrone che stava deridendo Gesù; “Cosa ti è successo? Cosa ti è successo da quando ti hanno inchiodato lì?” Ma l’uomo trasformato trovava lo scherno che stava uscendo dalla bocca del suo compagno criminale, come qualcosa di ripugnante e terrificante, cose che poco prima erano uscite dalla sua bocca. Ora ciò che quest’uomo dice è la prova del suo cuore cambiato. La salvezza è un miracolo divino e si manifesta. Qui c’è molto di più di quanto si possa pensare.
Prima di tutto diventa molto, molto cosciente di Dio e del timore di Dio; poi riconosce apertamente il proprio peccato; poi confessa l’impeccabilità di Cristo, ed afferma la sua messianicità e che Lui è il Salvatore, è una cosa incredibile. E tutte queste erano risposte all’opera miracolosa e sovrana dello Spirito di Dio nel suo cuore oscuro; questa è la luce del glorioso vangelo di Cristo, che brilla in mezzo alle tenebre e le disperde. Vorrei, in un certo senso, aprire quegli elementi che sono prove manifeste del fatto che Dio ha compiuto un opera di trasformazione. L’altro peccatore, senza timore di Dio, senza paura del giudizio, senza senso del peccato, senza senso di giustizia, senza senso di colpa, senza desiderio d’essere perdonato, senza desiderio di giustizia, senza desiderio di essere riconciliato; ed il ladro che fu trasformato confrontò quella condizione tragica, che poco prima era la sua stessa condizione, che però non riesce più a comprenderla. In un attimo, passò dall’esserne parte, al non poterla più comprendere: “Come puoi comportarti così? Come puoi parlare così? Non temi Dio? Non lo sai che stai ricevendo quello che ti meriti? Non sai che quest’uomo è giusto?” Che trasformazione! Diamogli un’occhiata un po’ più da vicino.
Mentre un criminale insultava Gesù, l’altro rispose rimproverandolo; “rimproverare”, è una termine molto forte, ‘epitimao’, disse: “Non temi nemmeno Dio?” Lasciate che vi dica la prima prova che Dio stava compiendo l’opera della conversione: il timore di Dio, il timore di Dio. Se qualcuno è convertito a Cristo, se qualcuno è rigenerato e nato di nuovo, fatto nuovo, Paolo dice in 2 Corinzi 5:17, che egli diventa “una nuova creatura, le cose vecchie sono passate, ecco sono diventate nuove” o come lo vediamo chiaramente qui. E la prima cosa che si vede in una vera conversione è l’acuta consapevolezza che Dio è una minaccia, letteralmente, aver paura di Dio, temere Dio. In realtà non sta cercando qualcuno che lo faccia scendere dalla croce, non sta cercando qualcuno che lo salvi dalla morte fisica, vuole assicurarsi di esser salvato dal giudizio divino. Il suo problema non è quello che gli sta accadendo sulla terra, ma quello che gli succederà quando arriverà al Trono di Dio. È un Ebreo, senza dubbio, educato a conoscere la legge di Dio, a capire Dio, la santità di Dio, la legge di Dio, l'obbedienza alla legge di Dio. È un violatore della legge di Dio, è uno spavaldo violatore della legge di Dio, è un noto violatore della legge di Dio, è un violatore della legge di Dio provato e testato, e sta morendo una giusta morte, e lo ammette; e la legge degli uomini era un riflesso della legge di Dio, certamente in Israele, e dunque lo sa che se questo è ciò che gli uomini gli fanno per aver infranto la legge di Dio, cosa mai gli farà Dio? Tutto d’un tratto, aveva chiarezza su ciò che aveva imparato sulla legge e la colpa, il peccato ed il giudizio. Sapeva di essere un trasgressore. Era convinto interiormente dall’opera dello Spirito Santo, di essere consapevole che ciò che stava ricevendo da un giudice umano, era solo un piccolo campione di ciò che avrebbe ricevuto dal giudice divino; e per aggiungere alla sua colpevolezza che lo mise in croce, si può aggiungere che aveva bestemmiato il Messia, ed ora lo sapeva, e questo provocò una colpevolezza ancora più grande. Da questo punto di chiarezza, non si può nemmeno immaginare che abbia fatto e detto tali cose a Gesù, e non riesce a capire com’è che il suo amico possa dire certe cose. E disse nel versetto 40: “Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio?” Sono due dello stesso tipo, Guarda, noi stiamo ricevendo esattamente quello che ci meritiamo. “Non hai paura di quello che ci succederà quando finiremo davanti a Dio?” Come disse Gesù in Luca 12:4 e 5, “non temete quelli che uccidono il corpo ma temete colui che ha il potere di gettare nella geenna anima e corpo”. E vi dirò questo, e dovrete ricordarvelo; Romani 3:18 dice questo, quando definisce la natura intrinseca dell’uomo caduto e la sua peccaminosità: “Non c’è nessuno giusto, no neppure uno, non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che sia buono, ecc...; e quel testo dal versetto 10 di Romani 3 fino al versetto 18, finisce al versetto 18 con questa dichiarazione: “Non c’è timore di Dio davanti ai loro occhi”. È caratteristico dei non rigenerati quello di non temere Dio. Questo è un tipico commento di una persona non rigenerata: “Ho vissuto una vita abbastanza buona. Sicuramente Dio mi porterà in cielo”; come gli Ebrei in Romani 10, che non capivano la giustizia di Dio. Il peccatore non vive sotto il timore di Dio, dev’essere portato sotto il timore di Dio dalla potenza convincente di Dio stesso. Questo ladrone, che stava ancora insultando Gesù, non aveva timore di Dio proprio come tutti gli altri peccatori; ma il peccatore che viene alla salvezza, è stato portato dal potere dello Spirito di Dio, ad un timore mortale del giudizio divino. E amici, quando comunicate il Vangelo ai peccatori, non potete trattenere quella verità. Il Vangelo non dice ai peccatori che Gesù li renderà felici, o che Gesù gli darà loro una vita migliore, o che Gesù sistemerà il loro dolore, e porterà soddisfazione o cose così. Il messaggio di salvezza è che: Tu sei un trasgressore della legge di Dio, e sei diretto alla punizione eterna sotto l’ira di Dio; ti conviene temere Dio. Questo è il messaggio. E quando vedi una vera conversione, vedi questo e ci ricorda di Luca 18 vero? Cosa fa il pubblicano quando abbassa la testa, guarda a terra e si colpisce il petto dicendo: “Signore, abbi pietà di me peccatore”. Non darmi giustizia, non darmi giustizia, non darmi il giudizio”. La prima cosa che fai quando proclami il Vangelo, quando evangelizzi qualcuno, è quello di aprire la questione del giudizio divino; quando dici che qualcuno è salvato, salvato da cosa? Salvato da Dio, salvato dall’ira di Dio, salvato dalla giustizia di Dio, salvato dal giudizio di Dio, salvato dall’inferno. Improvvisamente, aveva una chiarezza cristallina nella sua mente, del fatto che stava per presentarsi di fronte a Dio come un peccatore, senza nulla che lo potesse riscattare. Quella è la prima prova dell’opera della salvezza nel cuore. La seconda è, il senso della propria peccaminosità, e vanno di pari passo; il timore di Dio unito al senso della propria colpevolezza. Versetto 41: “Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni” egli dice, “io sono un trasgressore della legge, lo so bene”, questa è una corretta valutazione della sua condizione; come il prodigo, che si ritrovava con i maiali e cercava di mangiare e si ritrovò sull’orlo della morte, e dice - Gesù raccontò la storia in Luca 15 – “rientrò in sè”, è lì che inizia il vero ravvedimento, quando rientri in te stesso. È colpevole, è consapevole della sua peccaminosità, in un certo senso sta dicendo: “Sono un peccatore, so di essere un peccatore, sto ricevendo ciò che merito per le mie azioni”, questo è l’atteggiamento di qualcuno che si sta veramente ravvedendo; capisce che se la giustizia avrebbe operato nella sua vita, allora lui avrebbe ricevuto esattamente ciò che stava ricevendo, non c’erano scuse. Non stava dicendo: “Sono stato imbrogliato e ho avuto brutte influenze nella mia vita. Sono stato molestato quando avevo quattro anni”, o quello che è, sta dicendo: “Guarda, stiamo ricevendo esattamente quello che ci meritiamo per le nostre azioni. La giustizia è all’opera e continuerà non solo nel mondo umano, nel mondo degli uomini, ma opererà anche nella realtà di Dio. La realtà spirituale rende chiaro il fatto che, nonostante il sistema del giudaismo, che insegnava la salvezza per opere, la salvezza per sforzo personale, la salvezza per cerimonie, ecc... il vero convertito non chiede nulla, ma solamente confessa la sua colpa totale, e la sua condizione totale di bancarotta. Non ha niente da offrire a Dio, niente di cui vantarsi, come il figliol prodigo, ritorna puzzolente e morente, ha bisogno di misericordia, ha bisogno di grazia, e lo sa bene, è un peccatore indegno. Queste sono le prove di un’opera salvifica di Dio. Ha bisogno di misericordia e non è mai stato così chiaro. E comunque, il peccato non è mai così chiaro al peccatore come quando è in presenza della giustizia, come Isaia, che in presenza di Dio, che è santo, santo, santo, disse: “Maledicimi, perché sono un uomo dalle labbra impure”; aveva una chiara percezione del giudizio di Dio che si meritava, ed una chiara percezione della sua grande colpevolezza.
C’è un terzo elemento che diventa una prova per noi dell’opera di Dio nel suo cuore, ed è il fatto che ha creduto in Cristo, ha creduto in Cristo. Abbiamo parlato di due cose che costituiscono la vera conversione: il ravvedimento sottoposto al timore dell’ira divina, e la fede nel Signore Gesù Cristo, e lo vediamo. Le cose che dice su Cristo, anche se brevi, sono davvero impressionanti. Alla fine del versetto 41, fa quello che il peccatore dovrebbe fare; si confronta con la perfezione di Cristo: “Per noi è giusto, perchè riceviamo la pena che ci meritiamo, ma questi non ha fatto nulla di male”. Qui la storia si sposta da una valutazione della propria condizione ad una valutazione di Gesù Cristo. Questo è quello che succede nella vera conversione; e si spinge ancora di più dicendo che Gesù non era colpevole del crimine per cui fu crocifisso, per dire qualcosa di più ampio: “Non ha fatto nulla di male”. Non so quanto sapesse di tutti i tentativi di trovare un crimine per cui potevano legittimamente crocifiggere Cristo, e che non riuscirono mai a trovarne uno, non so esattamente quanto fosse esposto a Cristo, non so cosa sentisse dire da altre persone a riguardo delle perfezioni di Gesù Cristo, ma il nostro Signore era stato esposto per tre anni con tutte le sue perfezioni, e nessuno era mai riuscito ad accusarlo legittimamente. Tramite il potere dello Spirito di Dio, Egli ricevette la chiarezza di capire che era appeso ad una croce come un peccatore che stava ricevendo ciò che meritava, accanto a qualcuno che era giusto e stava ricevendo ciò che non si meritava. Dunque, Egli credeva nella rettitudine di Cristo.
Poi gli parlò al versetto 42, e disse: “Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!” Che cosa gli sta chiedendo qui? In una parola: perdono. Giusto? Come potrà mai entrare nel regno se non è perdonato? Sapeva che l’Antico Testamento dice, “chi sarà mai un Dio che perdona come te?” Probabilmente, forse, sapeva che Dio per natura è disposto a perdonare? Se conosceva qualcosa dell’Antico Testamento sicuramente sapeva quello. Sapeva di cosa aveva bisogno? Certo, non aveva niente da offrire. Aveva bisogno d’essere perdonato. Perché gli sarebbe venuto in mente quello? Perché poco prima di questo Gesù aveva detto a Dio, “Padre”, cosa? “Perdonali”; sapeva abbastanza di Dio, di sapere che Dio era un Dio che perdona, e ora capisce chiaramente chi è Gesù, il Messia di Dio, il Cristo di Dio, il Re promesso, il Messia promesso, e lo sentì chiedere al Padre di concedere il perdono a queste persone che erano lì a bestemmiarlo, stava chiedendo se poteva essere uno di quei beneficiari, sapeva di cosa avesse bisogno. Aveva bisogno del perdono per grazia e misericordia.
Come potete vedere i componenti sono qui. Quando lo Spirito di Dio compie l’opera di conversione accendendo la luce, la prima cosa che la luce rivela è l’ira di Dio, la seconda cosa che la luce rivela è la colpevolezza del peccato, e la terza cosa che la luce rivela è la gloria di Cristo e la speranza del perdono. Era la stessa cosa che diceva il pubblicano: “Signore, abbi pietà di me, peccatore”. C’è perdono con te? C’è perdono con te? E capì chiaramente che questa preghiera di perdono era incredibilmente sorprendente perché stava chiedendo a suo Padre di perdonare le persone che stavano commettendo il peggior crimine che sia mai stato commesso, stavano uccidendo il Figlio di Dio, e lo stavano facendo con allegria e sarcasmo, e derisione e disprezzo. E dunque conclude, se c’è perdono, se c’è grazia, se c’è misericordia disponibile da Dio verso delle persone che stanno facendo questo, forse ci può essere grazia, misericordia e perdono anche per me, forse potrei essere uno di quelli che riceveranno quel perdono.
E poi – amo questo - stava dicendo, “Gesù, Yeshua”, cosa significa, “Dio salva”, gli porrai nome Gesú, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati, Matteo 1:21, ‘Yeshua’, Riconosce Gesù come giusto, riconosce Gesù come fonte di perdono di grazia e di misericordia. Riconosce che Gesù è così misericordioso e così benevolo, che non sta nemmeno incolpando queste persone per il loro peccato, ma piuttosto desidera che siano perdonati. E vide tutto questo con chiarezza concessa solo dallo Spirito di Dio, che prese, forse dal suo sfondo culturale, forse dalle conversazioni, chissà da dove venne la capacità di avere chiarezza, perché doveva conoscere la verità su Cristo e quando disse, “Gesù”, c’è molto in quella parola, riconosce Gesù come il Salvatore. Come fai a saperlo? Perché mai gli avrebbe chiesto a Lui, di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo regno, a meno che non pensasse che fosse colui che poteva salvarlo? Non gli dice: “Caro signore, potresti trovare qualcuno che mi salvi?” Non gli dice: “Potresti mettermi in contatto con chiunque si occupa di salvare persone come me?” Dice: “Gesù, Yeshua, salvami, ricordati”, ed è più che un pensiero, quando parliamo di “ricordarci” pensiamo a qualcosa di confuso, nebuloso, ma non sta parlando di questo, è molto, molto più di quello, è una supplica di grazia e di perdono di un peccatore indegno, penitente e rotto, e quello che sta veramente dicendo è: “Salvami dal giudizio di Dio, salvami da ciò che merito, perdonami”; tu l’hai pregato, potrei essere uno di quelli che sono inclusi nella risposta della tua preghiera?
E poi, amo questo: alla faccia se ha una Cristologia comprensiva, perché dice: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno”, ha l’Escatologia dell’Antico Testamento. Cosa insegnava l’Antico Testamento? Che il Messia sarebbe venuto gloriosamente alla fine dei tempi ed avrebbe stabilito un regno, giusto? Adempiendo tutte le promesse ad Abraamo, tutte le promesse a Davide, ed adempiendo tutte le ripetute promesse dell’Antico Testamento, che sono ripetute più e più volte dai profeti, comprendendo la salvezza d’Israele nel nuovo patto, e che si sarebbe stabilito sulla terra un regno che è definito e descritto in grande dettaglio nell’Antico Testamento. Un regno terreno reale, dove Israele sarebbe stato salvato, Gerusalemme sarebbe stata esaltata, il Messia avrebbe stabilito il suo trono a Gerusalemme dal quale avrebbe governato il mondo; il mondo sarebbe stato riempito della conoscenza e riempito di pace, ed Egli avrebbe governato con una verga di ferro, e giustizia e gloria. Aveva una comprensione messianica, capiva che il Messia avrebbe portato un Regno, e dunque dice: “Ricordati di me quando verrai nel tuo Regno”. Nessuno sopravvive alla crocifissione, quindi credeva anche che Gesù sarebbe morto e, cosa? Che sarebbe risorto ed avrebbe portato il suo Regno. Ottima Cristologia. Ed è esattamente quello che stava dicendo: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno” sta dicendo: “Questa non è la tua fine”, come il centurione, ricordate, che dice: “Veramente questo è il Figlio di Dio”, è convinto, voi dite: “Beh, forse conosceva il potere di Gesù sulla morte”, probabilmente, perché ogni persona in città sapeva che aveva risuscitato Lazzaro dai morti. E Matteo ci dice, in Matteo 27, che i ladroni lo stavano insultando, e le altre persone dicevano: “Tu che hai detto: ‘Distruggerò questo tempio ed in tre giorni lo ricostruirò’”, lo stavano schernendo per la sua dichiarazione sulla resurrezione! Così ne fecero della risurrezione una questione ai piedi della croce; ed arrivò ad una vasta comprensione di chi è Cristo, capisce che è il Messia, che è il Re unto ed eletto di Dio, perché porterà il Regno. Capisce che Gesù è giusto, capisce che è un Salvatore, capisce che morirà e risorgerà, e che andrà nel Suo Regno, e che porterà con sè i santi che gli appartengono, e lui vuole essere uno di loro. Questa è una richiesta escatologica. Nell’Antico Testamento, gli Ebrei vedevano la loro morte, fino alla venuta della fine dei tempi e la gloria del regno, come una sorta di attesa. Non avevano una comprensione completa di ciò che accade dopo la morte; parlavano del Sheol e della tomba, e la sua idea forse era: “Signore, nel futuro, nell’ultimo giorno, dopo che sarai morto e risorto ed avrai risuscitato i tuoi santi”, probabilmente conosceva Daniele 12, che i santi sarebbero stati risuscitati e portati in un posto di gloria nel Regno; “Quando verrà quel giorno, Signore, potrò entrare nel tuo Regno?” Sapeva che era pura grazia, che era pura misericordia. “Mi risusciteresti e mi porteresti ad esser parte del tuo regno?”, stava parlando della gloria di quell’era finale nel regno messianico, che poi passa nel regno eterno, e nei nuovi cieli e nella nuova terra dove Cristo regnerà per i secoli dei secoli, “Voglio essere con i santi nella gloria del Regno. So di non esserne degno, ma ti ricorderai di me? Mi porterai con te quando entrerai nel tuo regno?”
La risposta che Gesù gli diede fu assolutamente sorprendente, versetto 43: “E gli disse: ‘Io ti dico in verità,’” perché aggiunge il “in verità”? Perché questo è così difficile da credere, questo è veramente difficile da credere, questo è impossibile da credere; questo è un altro affronto alla sensibilità dei capi religiosi; come il padre che corre e bacia il prodigo, e lo bacia su tutta la testa, e gli mette la veste e l’anello, ed i sandali, e lo restaura come figlio, e lo accoglie nella sua tenuta, e lancia una celebrazione, completa riconciliazione, completa figliolanza, completa ricchezza, tutte le risorse; quel tipo di shock, semplicemente perchè non si può accoglie un miserabile peccatore che ha vissuto tutta la sua vita in modo peccaminoso; questo è un figliol prodigo, questo è un prodigo appeso ad una croce, questa è la fine di un prodigo, anche gli uomini lo riconoscevano; è lì crocifisso, e quello che Gesù gli dice è oltraggioso, dice: “In verità, io ti dico”, e include ‘in verità’ lì, perché è semplicemente troppo difficile da credere; “oggi sarai con me in paradiso”. Ora, se Gesù fosse Cattolico Romano, avrebbe detto: “Sì, forse, fino a che arriva il Regno, sarai già fuori dal purgatorio”; o se fosse stato nel sistema ebraico delle opere, avrebbe detto: “Sai una cosa? Mi piace il tuo atteggiamento, ma non hai tempo per guadagnarti il diritto di entrarci, sei quasi morto, non c’è molta speranza per te”. Cos’è questo: Oggi? Oggi? Oggi ti preparerò un posto in Paradiso, in periferia e man mano che dimostri una sorta di sviluppo spirituale ti trasferiremo più vicino alla città? No! “Oggi sarai”, e quali sono le prossime parole? “Con Me”.
Aveva il diritto di essere con Cristo? Stiamo scherzando? Con me? Oggi? Cosa ha fatto per guadagnarselo? Niente. Sarebbe morto ancora prima di poter fare qualcosa; questa è grazia, no? Questo è il padre che bacia il figlio, questa è la riconciliazione completa ed instantanea; “oggi”, “Paradiso”, paradeisos, un’antica parola Persiana per ‘un giardino’, è sinonimo del Cielo. In 2 Corinzi 12 Paolo dice nel versetto due: “fui rapito fino al terzo cielo”, e nel versetto 4 dice che fu rapito in Paradiso, è la stessa cosa, il terzo cielo. Il Primo cielo, atmosferico; il secondo cielo, celestiale; il terzo cielo, la dimora di Dio, cioè il Paradiso. Oppure in Apocalisse 2:7, Gesù dice: “A chi vince io darò da mangiare dell’albero della vita, che è nel paradiso di Dio”; e se andate ad Apocalisse 21 e 22, l’albero della vita si trova in cielo. Quindi, non sta dicendo niente di meno che “Oggi sarai con me in cielo”; non c’è nessun luogo di attesa, nessun luogo di transizione; partiamo dal corpo, e abitiamo con il Signore; partire ed essere con Cristo. Se quella non è la più grande illustrazione della grazia, non so che cos’è. Questo è un uomo la cui intera vita lo qualificava per l’inferno; ed in un momento, il Dio sovrano spazzò tutto via e gli diede una chiara comprensione su sè stesso, e su Cristo, e tramite la potenza dello Spirito Santo lo riscattò dal giudizio divino, e quello stesso giorno lo incontrò in cielo, ed ebbe comunione con Lui. Potete comprendere quanto questo sia assolutamente inaccettabile per un sistema di giustizia d’opere? E c’è ancora qualcos’altro qui che mi colpisce. La maggior parte di noi ad un certo punto della nostra vita cristiana ci siamo posti la domanda: sono davvero un cristiano? Giusto? Mi chiedo se sono davvero salvo. Ed alcune persone lottano con questo più di altre. Non sarebbe stato bello se nel momento in cui sei stato salvato, Gesù fosse apparso ed avesse detto: “sarai con me in paradiso”? Sarebbe bello aver quel tipo di garanzia, wow! Questa è una così grande bontà, ed un così grande conforto nei confronti di un uomo che sarebbe stato a quel punto, così sopraffatto dal proprio peccato, cercando arduamente di capire ciò che Gesù aveva appena detto, “Oggi sarai con me in paradiso”, sarà stato sopraffatto dalla attenagliante realtà della sua intera vita di peccato, e non avrebbe avuto nulla su cui appoggiarsi come prova al di fuori di quello. E dunque, per rimuovere ogni ansia indebita, Gesù gli disse: “Tu sarai là con me, con me”; il cielo non è un posto dove puoi andare a vedere Gesù, il cielo è un posto dove sarai con Lui, Lui stabilirà la sua dimora con te; egli chiese un posto nel regno futuro, e Cristo gli diede un posto alla sua presenza quel giorno e per sempre. Inconcepibile per il fratello maggiore, vero? Paradiso istantaneo. Credeva in un regno terreno, un regno messianico; credeva che il regno sarebbe stato popolato dai santi e governato dal Messia; credeva che Gesù era il Messia, Gesù era il Salvatore, Gesù era il Giusto, Gesù offrì un perdono di grazia, e lui chiese quel perdono e lo ricevette.
Quindi, gli schernitori si sbagliavano; Gesù è in grado di salvare. Ma l’unico modo in cui poteva salvare i peccatori era quello di non salvare sè stesso. Il ladro aveva capito in quel momento che Gesù era di fatto appeso alla croce ed era innocente? Sì. Aveva anche capito che Gesù portava la sua colpa? Non lo so. Ma certamente il pubblicano di Luca 18, che si batteva il petto e diceva: “Abbi pietà di me, peccatore”, non aveva capito la croce. Prima della croce e della risurrezione, questo è un classico esempio di conversione dell’Antico Testamento, solo che va oltre la conversione dell’Antico Testamento. È venuto a Cristo, e crede per quanto più possa conoscere la verità di Cristo. Dunque gli schernitori avevano torto, poteva salvare, ma per salvare gli altri doveva dare la propria vita. Questa è la storia di un uomo, ed è la storia di tutti noi. Siamo stati tutti catturati dalla grazia sovrana, vero? Ed abbiamo ricevuto luce nel mezzo delle tenebre, e vita nel mezzo della morte quando abbiamo fatto i conti con l’ira di Dio, la realtà del peccato, e la verità di Cristo, ed abbiamo chiesto grazia e perdono, ed il Signore è così desideroso, che non appena chiediamo, è pronto a dire oggi: “Se questo dovesse esser il giorno della tua morte, sarai con me”. Alcune persone pensano che quando Gesù morì, andò all’inferno per tre giorni. No. Andò ad annunciare il suo trionfo, ma quello stesso giorno era con quel ladrone in paradiso. Che grazia. Questa è la grazia che viene a chiunque chiede perdono.
Padre, ti ringraziamo ancora per la chiarezza della Scrittura, ti ringraziamo per la sua ricchezza, siamo così benedetti Signore. Cosa possiamo dire? Non ci sono parole per esprimere la gratitudine. Passeremo l’eternità dicendoti: “Grazie, che ci hai strappato dalle tenebre, ci hai risuscitato dalla morte e ci hai dato vita, tramite la tua potenza sovrana”. Questo è così incredibile. La salvezza, è così chiaramente per grazia tramite la fede, non per opere. E questo Ti esalta tanto, questo mostra in modo magnifico la gloria del Tuo amore, la Tua compassione, la Tua misericordia e la Tua grazia. Siamo tutti come il ladrone penitente, siamo tutti sotto l’ira di Dio, riscattati da quello stesso Dio che ci distruggerebbe se non ci riscatterebbe. Che grande e gloriosa misericordia è questa. E ti ringraziamo che possiamo essere perdonati, perché i nostri peccati sono stati pagati da Cristo. Padre, grazie ancora per aver aperto i nostri cuori alla verità. Ti ringraziamo per la benedizione della lode e della comunione fraterna di questa mattina. Grazie per la gioia di cantare questi inni e di essere con coloro che ti amano e con coloro che amiamo. Grazie per gli amici che sono venuti oggi a visitarci. Ti preghiamo, Signore, che tu prenda la verità e la versi nel profondo dei nostri cuori, affinché possiamo conoscerti, e che possiamo gioire di conoscerti nella pienezza della comprensione della grandezza della tua salvezza. Portaci di nuovo insieme questa sera con grande aspettativa quando apriremo di nuovo la Tua Parola in comunione. Ti ringraziamo nel nome di Cristo. Amen.
FINE

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