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Ora per questa mattina, vorrei che finalmente apriate le vostre Bibbie al cinquantatreesimo capitolo d’Isaia, Isaia capitolo 53, e stiamo per inoltrarci nello studio di quest’immensamente importante porzione dell’Antico Testamento, incominciando la nostra serie nell’Antico Testamento con l’intento di trovare Cristo. Fratelli, vi voglio avvertire un’attimino, la realtà è che penserete di essere in corso aggiuntivo nel Master Serminary, perché è essenziale che io vi dia le basi, il fondamento e qualcosa della struttura di questa sezione della Sacra Scrittura.

Avete bisogno di capire il suo carattere, il suo contesto in modo da poter attingere tutta la ricchezza che è presente in questo capitolo. Ho sentito dei sermoni su Isaia 53, ma voi state per ricevere qualcosa di più, riceverete una serie che potrebbe durare anche un paio di mesi. E al fine di far si che sia tutto ciò che dovrebbe essere e affinchè possiate vedere cosa c’è veramente in questa incredibile sezione della Scrittura, questa mattina dovrò darvi un messaggio introduttivo. E quindi dovrete diventare un po’ degli studiosi e pensare attentamente e ponderatamente ed aspettarvi una sorta di sovraccarico.

Questa mattina metteremo alla prova le vostre capacità di gigabyte, quanto siete in grado di gestire. Ma poi il tutto sarà inciso su un CD o su un file MP3 per il futuro, sarà quel tipo di cosa che probabilmente vorrete rivedere e riascoltare per assorbirla nel futuro. Ora, arrivando al capitolo 53 d’Isaia, devo dire che l’inizio del passaggio è in realtà nel capitolo 52 versetto 13, per cui, in generale, quando faccio riferimento allo studio d’Isaia 53, in realtà sto includendo dal 52 versetto 13 al 53 versetto 12, quell’intera sezione di 15 versetti, iniziando dal 52:13, è un tutt’uno. Sarebbe stato bello se quando gli studiosi avevano nominato il capitolo 53, avessero effettivamente iniziato al versetto 13, perché il versetto 13 stabilisce ciò che è dettagliato nel cinquantatreesimo capitolo.

Ora, se è da un po’ di tempo che sei Cristiano, sei molto familiare con questa sezione delle Sacre Scritture, e dovresti esserlo. È stata chiamata da alcuni studiosi nel passato, “Il quinto Vangelo”, “Il quinto Vangelo”, da esser aggiunto a Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Fu Agostino a dire, già nel quinto secolo, “Non è una profezia, è un vangelo”. Fu Policarpo, lo studente e amico dell’apostolo Giovanni, a chiamare questa sezione della Scrittura “Il Passionale d’oro dell’Antico Testamento”.

Martin Lutero stesso disse: “Ogni cristiano dovrebbe essere in grado di ripeterlo a memoria”, quindi, questo sarà il vostro compito, di memorizzare Isaia 52:13 fino a 53:12, e ne attingerete per il resto della vostra vita. È molto probabile che già ne conoscete la maggior parte se siete stati studenti delle Scritture per un certo periodo di tempo. Alcuni studiosi tedeschi che scrissero nel 1866 dissero: “Sembra che sia stato scritto sotto la croce del Golgota”, dissero inoltre: “A molti Israeliti gli ha sciolto la crosta del cuore”. Gli stessi studiosi tedeschi continuarono dicendo: “Questo capitolo è la cosa più centrale, più profonda e più elevata che la profezia dell’Antico Testamento, superando se stessa, abbia mai raggiunto”, fine della citazione.

Troverete in questa sezione della Sacra Scrittura la radice del pensiero Cristiano, anche se è nell’Antico Testamento. Troverete qui una fraseologia che è entrata ed è rimasta nel discorso e nella conversazione Cristiana. Troverete in questa sezione della Scrittura il testo che è stato usato da più predicatori e scrittori evangelici nel corso della storia di qualsiasi altra porzione dell’Antico Testamento. Infatti, Isaia 53 è il cuore della scrittura Ebraica. È la Scrittura epocale messianica e profetica che sta al di sopra di tutte le altre nell’Antico Testamento.

Ora la lucentezza di questa gemma profetica è intensificata dalla sua collocazione. Quindi tenete la vostra Bibbia a portata di mano perché dovrete afferrare tutto questo per bene. Voglio darvi il senso di quello con cui abbiamo a che fare qui, iniziando con un panorama un po’ più ampio. Isaia è diviso in due sezioni, capitoli dall’1 al 39, e dal capitolo 40 fino al 66. Ovviamente è un libro dell’Antico Testamento molto lungo, dettagliato e magnifico. Fu scritto attorno al 680 a.C. o settecento anni prima di Cristo. La prima metà del libro, dai capitoli 1 al 39, parla dell’arrivo del giudizio e della cattività, trentanove capitoli nei quali Dio parla attraverso il profeta Isaia, parlando del giudizio, il giudizio su Israele che sarebbe immediatamente venuto, e di fatto venne .

Ed arrivò meno di cento anni dopo che fu scritto, all’inizio della cattività Babilonese, quando tutto il regno meridionale di Giuda, l’unica parte rimasta, il regno settentrionale era già andato in cattività qualche anno prima nel 720. La cattività del regno del sud è l’obiettivo dei primi 39 capitoli. Ed oltre a quello, ci sono avvertimenti sul giudizio divino sui peccatori di tutte le epoche e di tutti i tempi, e anche indicazioni di un giorno finale, terminale, escatologico di grande giudizio. Ma i capitoli dall’1 al 39 riguardano il giudizio e la cattività in termini della cattività Babilonese e la questione ancora più grande del giudizio sui peccatori ed anche la questione più grande del giudizio finale alla fine della storia dell’umanità.

E dunque, il capitolo 39 finisce con una pronuncia del giudizio che verrà su Israele nella cattività Babilonese, quando saranno portati via dalle potenze di Babilonia. Ascoltate ai versetti 6 e 7, “ecco, verranno giorni” versetto 6 del capitolo 39 - “in cui tutto quello che c’è in casa tua e tutto quello che i tuoi padri hanno accumulato fino a oggi sarà trasportato a Babilonia; e non ne rimarrà nulla, dice il Signore. Saranno presi alcuni dei tuoi figli, usciti da te e da te generati, per farne degli eunuchi nel palazzo del re di Babilonia”. Questa è una profezia specifica sulla cattività Babilonese che iniziò nel 603 circa 80 anni dopo che Isaia la scrisse, profetizzò che sarebbe accaduto ed accadde, ci furono tre deportazioni, 603, 597 e quella finale nel 586, e non tornarono fino a 70 anni dopo quell’esilio finale. Quindi la prima sezione può esser verificata come scritta da Dio perché la storia ha dimostrato il suo adempimento alla lettera.

Questo vi porta alla seconda sezione, e restano ventisette capitoli, dal 40 al 66. Il tema della seconda sezione è grazia e salvezza, grazia e salvezza. Questi 27 capitoli, a partire dal capitolo 40, sono la porzione più sublime e ricca della profezia dell’Antico Testamento. È davvero una profezia unica, una visione gloriosa, una rivelazione maestosa della salvezza nell’arrivo del Messia. È sublime. È vasta. È completa. Comprende non solo la liberazione d’Israele da Babilonia, non solo la liberazione dei peccatori dal peccato, ma la liberazione delle nazioni dalla maledizione, nel Regno del Messia. Quindi ha gli stessi elementi: la prima parte parla del giudizio su Israele, parla del giudizio sui peccatori, e parla del giudizio finale; la seconda metà parla della liberazione d’Israele, della liberazione dei peccatori e della liberazione finale nel Regno messianico.

La cosa più interessante è che la seconda metà, che è quella che guarderemo, dal 40 al 66, inizia dove inizia il Nuovo Testamento. Voglio che guardiate al capitolo 40 solo per un breve momento, ed il parallelo è interessante. Nel capitolo 40 leggiamo: “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio”, e questa è la svolta nel libro d’Isaia dalla pronuncia del giudizio nei primi 39 alla consolazione nella seconda metà per via della grazia e della salvezza: “Parlate al cuore di Gerusalemme”, e poi arriva la profezia di Giovanni il Battista, nel versetto 3: “La voce di uno grida: ‘Preparate nel deserto la via del Signore, appianate nei luoghi aridi una strada per il nostro Dio’”.

E naturalmente, colui che venne fu Giovanni il Battista, che era l’adempimento di quella profezia, fu il precursore del Messia, fu la voce che gridava nel deserto: “Preparate la via del Signore, fate nel deserto una strada per il nostro Dio”, dunque, lì è dove inizia il Nuovo Testamento. Il Nuovo Testamento inizia con Giovanni il Battista, ed è lì che inizia la seconda metà d’Isaia. E dunque, questa cosiddetta sezione evangelica d’Isaia inizia dove inizia il vangelo del Nuovo Testamento. Ora questa sezione d’Isaia finisce dove finisce il Nuovo Testamento. E questa è un’altra caratteristica notevole nel 65° capitolo d’Isaia, proprio verso la fine, ed al versetto 17 leggiamo questo: “Poichè, ecco, io creo nuovi cieli e una nuova terra”, i nuovi cieli e la nuova terra, capitolo 65 versetto 17.

Poi nell’ultimo capitolo, capitolo 66 versetto 22, quasi alla fine, “Infatti come i nuovi cieli e la nuova terra che io sto per creare rimarranno stabili davanti a me, dice il Signore”, e così via... Indovinate dove finisce il Nuovo Testamento? Finisce in Apocalisse 21 e 22 con i nuovi cieli e la nuova terra. Quindi questa sezione d’Isaia inizia dove inizia il Nuovo Testamento, con l’arrivo di Giovanni il Battista e finisce dove finisce il Nuovo Testamento finisce, con i nuovi cieli e la nuova terra. E così vediamo il modo magnifico in cui questa incredibile profezia è parallela al Nuovo Testamento. E tutto questo è scritto 700 anni prima dell’arrivo del Messia per cominciare a compierla.

Ora, chi porterà questa grazia e questa salvezza? Chi sarà colui che fornirà questa liberazione? La risposta è “il Servo del Signore”, “il Servo del Signore”, è così che viene designato. La parola ebraica è ebed e significa schiavo o servo. È usata molte centinaia di volte nell’Antico Testamento. È la parola Ebraica sia per schiavo che per servo. Lo schiavo del Signore, il servo del Signore è colui che porterà la salvezza, è colui che porterà la consolazione, è colui che porterà il perdono dei peccati. Egli diventa allora il tema di questa sezione finale del libro d’Isaia.

Ora andiamo al capitolo 53 per un momento, con quel tipo di quadro generale. E troverete nel versetto 13 del 52, “Ecco il mio servo, ecco il mio servo”, il mio ebed, il mio schiavo. Questa è la stessa designazione che è stata indicata molto prima in questa sezione del libro d’Isaia. Questa è la quarta delle profezie specifiche sul servo. Cen’è una al capitolo 42, un’altra al capitolo 49, e la terza è al capitolo 50 dal versetto 4 all’11, questa è la quarta di quelle che chiamiamo “i canti del Servo d’Isaia”, o le profezie del Servo.

Ora, in questa presentazione del Servo, il profeta ci invita a guardare a questo Servo e ad essere stupiti. Se dovessi intitolare questo messaggio, lo intitolerei: “Lo stupefacente Servo del Signore”. Non so cosa hanno messo in Grace Today (bollettino), ma io lo intitolerei: “Lo stupefacente Servo del Signore”. Questa è la rivelazione del Messia più completa, più potente, più importante di tutto l’Antico Testamento, ed è proprio qui davanti a noi.

Ora per aggiungere un po’ più di sfondo su questo. Se tornate indietro a Samuele, per dire, inizierete a vedere la rivelazione di Dio comunicata tramite i profeti. Mosè era un profeta, in un certo senso, diede profezie divine, predisse anche il Messia, un profeta che sarebbe venuto, lo identificò. Ma in realtà l’ufficio profetico come lo conosciamo inizia con Samuele. Altri, naturalmente, hanno parlato da parte di Dio, e quello sarebbe stato un ministero profetico. Ma l’ufficio profetico iniziò con Samuele, attorno al 1000 a.C., più o meno 300 anni prima d’Isaia.

Ai profeti veniva regolarmente detto che ci sarebbe stata un’era nella quale Dio avrebbe governato e regnato in Israele e da Israele sul mondo. Ok, questo è basilare. Ci sarebbe stata un’era nella quale Dio avrebbe regnato e governato sul mondo intero da Israele. Questo, naturalmente, aveva connessioni con le promesse ad Abraamo e a Davide, come ben sapete. Dio avrebbe regnato e governato sul mondo da Israele... e questa è la chiave... attraverso un re giusto, attraverso un re giusto chiamato “il seme” nel Patto Abramitico, ed “il Figlio di Davide” nel Patto Davidico, un re giusto. Questo re avrebbe liberato Israele dai suoi nemici, come abbiamo visto nel Benedictus di Zaccaria. Questo re avrebbe liberato Israele dai suoi peccati. Quindi sarebbe stata una liberazione temporale, e soprattutto una liberazione spirituale.

Fin dalle promesse del Seme e del Re, del Re giusto, che sarebbe venuto e avrebbe portato la salvezza e la liberazione per Israele e attraverso Israele per il mondo, gli Ebrei avevano alte aspettative, volevano quel Re! Lo cercavano! E, naturalmente, potete andare indietro fino all’epoca di Samuele e vi ricorderete che volevano un re, e scelsero un re di nome Saul. Riposero le loro speranze in Saul, e forse presumevano davvero che Saul sarebbe stato quel re che sarebbe venuto e avrebbe portato la salvezza ed avrebbe reso Israele la gemma del mondo ed avrebbe regnato da Israele su tutto il mondo, portando un regno di rettitudine e di pace.

Saul, tuttavia, fu respinto, fu respinto da Dio per la sua grossolana intrusione nella funzione sacerdotale, il suo oltrepassare e superare i suoi limiti. Era un uomo peccaminoso. E non solo fu respinto, ma la sua discendenza fu anche scartata dal regnare in Israele. Le speranze si spostarono allora su Davide. Ma Davide aveva i suoi problemi. E Davide era un uomo così peccaminoso e sanguinario, che Dio non gli permise nemmeno di costruire il tempio. Vi ricordate che Davide disse a Natan, il profeta, “Io costruirò il tempio”, e Natan disse: “Fallo, fallo”, e Dio andò da Natan di notte e gli disse: “Perché gli hai detto di farlo? Non me l’hai chiesto, non voglio che lo costruisca. È un uomo di sangue”.

Davide aveva i suoi problemi e Davide era peccaminoso e non avrebbe potuto essere quel re giusto. Ma la promessa venne in 2 Samuele 7 che sarebbe stato un figlio di Davide e le speranze dovevano esser immediatamente su Salomone. E quando Salomone arrivò tutto proseguiva al meglio, perché ampliò il regno enormemente, e divenne di gran lunga la persona più ricca del mondo, e non solo quello, perchè all’inizio del suo regno chiese saggezza e Dio gli diede saggezza in abbondanza ed ebbe successo in tutto ciò che fece.

Ma Salomone era una tragedia totale. Salomone aveva il cuore lontano da Dio perché aveva sposato così tante mogli e aveva così tante concubine che aveva relazioni fisiche con centinaia di donne. Era un uomo molto dissoluto, non sarebbe stato il Re giusto. Infatti verso la fine del suo regno, l’intero regno si divise in pezzi ed il regno del nord se ne andò, ed ogni re dopo di lui nel regno del nord fu miserabile, corrotto, vile e malvagio, non ce ne fu uno buono. Ed il regno del sud lottò per sopravvivere con una lunga lista di re per lo più corrotti e pochi decenti sparsi quì e lì.

La gente cominciava a perdere la speranza nel re umano, anche dai discendenti di Davide. Infatti, la discendenza di Davide era così malvagia che ad un certo punto, uno dei discendenti di Davide di nome Manasse divenne re, probabilmente vi ricordate il re Manasse. Lasciate che vi dia l’autopsia di Manasse, e questo è tutto quello che dovete sapere. 2 Cronache 33:9, “Manasse indusse Giuda e gli abitanti di Gerusalemme a sviarsi, e a far peggio delle nazioni che il Signore aveva distrutte davanti ai figli d’Israele”, uno dei figli di Davide portò Israele a fare più male dei Cananei, coloro che Israele avevano distrutto, ed i Cananei erano un popolo vile, idolatra e pagano. Ecco quanto era distorta la situazione.

Tutti i re del nord erano corrotti. Praticamente, tutti i re del sud erano corrotti con poche eccezioni. Nessuno riuscì a soddisfare le qualifiche del Re giusto. In un modo o nell’alttro erano tutti dei falliti, e come sapete ci sono stati alcuni re di valore nel sud, ma nessun re umano sembrava essere in grado di adempiere a quella promessa anticipata. Infatti, la vita d’Isaia terminò durante il regno di Manasse. La vita d’Isaia terminò di Manasse quando Manasse fece segare Isaia a metà con una sega di legno. Questo è ciò che ci dice la tradizione, ed è coerente con Ebrei 11:36 e 37 che si riferisce agli eroi dell’Antico Testamento che vennero segati a metà. Quello era Isaia.

Quanto era grave? Nessun re umano era di speranza. E fu poco prima che Isaia fu tagliato a metà, nel periodo quando Manasse salì al potere. Isaia profetizzò effettivamente durante il regno di quattro re: se mi ricordo bene erano: Acazia, Ioram, Acaz, Ezechia... Acazia, Ioram, Acaz, Ezechia. Vi ricordate “Nell’anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore”, capitolo 6, e gli altri tre, e fu il suo profetizzare durante quegli anni che è registrato nella sua profezia. Ma fu quando arrivò Manasse, per quanto possiamo dire storicamente, che fu segato a metà attorno al 686 a.C., e probabilmente scrisse Isaia poco prima. Così scrisse questa profezia di speranza, di grazia e di salvezza in un momento della storia di Giuda che era oscuro come mai prima d’ora.

Avevano Manasse come re e stavano andando in cattività. Non poteva andare peggio di così. Il loro tempio sarebbe stato distrutto, la loro capitale sarebbe stata distrutta, il regno del nord se n’era andato per sempre e non sarebbe mai tornato, e loro erano i prossimi. In un tempo in cui la linea di Davide era la più corrotta, la più vile e la più malvagia, Dio intervenne e diede a Isaia una nuova rivelazione drammatica a riguardo del Re giusto, una nuova rivelazione drammatica a riguardo del Re giusto. Se mai c’è stato un momento nella loro storia in cui ne avevano bisogno, era quello, giusto? Quando tutte le speranze erano finite. Cioè, se n’erano andati, se ne stavano andando, era finita. E quando arrivarono i Babilonesi fu un massacro sanguinoso.

Ed ecco la novità, la notizia scioccante, la notizia sorprendente. Non sarebbe stato solo un Re regnante, sarebbe stato uno schiavo sofferente. Non sarebbe stato solo un Re regnante, sarebbe stato uno schiavo sofferente, e la Sua gloria non sarebbe venuta finché non avesse sofferto. E per di più, non avrebbe sofferto per alcun male che aveva compiuto, perchè egli sarebbe stato Re giusto, ma piuttosto avrebbe sofferto per il male che altri avevano commesso. Egli avrebbe sofferto vicariamente. Questa è una nuova rivelazione. Il Re giusto avrebbe sofferto. Il Re giusto sarebbe morto, ma non sarebbe morto per il proprio peccato, sarebbe morto per i peccati del popolo. Sarebbe morto per pagare la pena per i peccati del Suo popolo. Sarebbe stato un sostituto che sarebbe morto al posto del Suo popolo. E anche se quella realtà è raffigurata nel sistema dei sacrifici animali, giusto? Era raffigurata lì... non fu resa chiara fino all’arrivo di questa profezia. Ora, andiamo a incontrare questo Servo sofferente. Lasciatemi leggere, a partire dal versetto 13: “Ecco, il mio servo prospererà, sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso. Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare piú un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare piú un figlio d’uomo, cosí molte saranno le nazioni, di cui egli desterà l’ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato, apprenderanno quello che non avevano udito chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato? A chi è stato rivelato il braccio del Signore? Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella, come una radice che esce da un arido suolo; non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi, né aspetto tale da piacerci.

Disprezzato e abbandonato dagli uomini, uomo di dolore, familiare con la sofferenza, pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia, era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna. Tuttavia erano le nostre malattie che egli portava, erano i nostri dolori quelli di cui si era caricato; ma noi lo ritenevamo colpito, percosso da Dio ed umiliato! Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti.

Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprí la bocca. Come l’agnello condotto al mattatoio, come la pecora muta davanti a chi la tosa, egli non aprí la bocca. Dopo l’arresto e la condanna fu tolto di mezzo; e tra quelli della sua generazione chi rifletté che egli era strappato dalla terra dei viventi e colpito a causa dei peccati del mio popolo? Gli avevano assegnato la sepoltura fra gli empi, ma nella sua morte, egli è stato con il ricco, perché non aveva commesso violenze né c’era stato inganno nella sua bocca. Ma il Signore ha voluto stroncarlo con i patimenti.

Dopo aver dato la sua vita in sacrificio per il peccato, egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del Signore prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce, e sarà soddisfatto; per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti, perché ha dato sé stesso alla morte ed è stato contato fra i malfattori; perché egli ha portato i peccati di molti e ha interceduto per i colpevoli”.

Vedete Cristo? La prova che Dio è l’autore delle Scritture e Gesù il suo adempimento si trova in quell’unico capitolo, nei dettagli essenziali che si adempirono all’esattezza nella morte, sepoltura, risurrezione, ascensione, intercessione, incoronazione e salvezza fornite tramite Gesù Cristo. Gesù stesso, gli apostoli del Nuovo Testamento e gli scrittori del Nuovo Testamento nel proclamare il vangelo si riferiscono a Isaia 53 molte, molte volte. Gesù vi fece riferimento. Gli apostoli vi fecero riferimento. Gli scrittori del Nuovo Testamento vi fecero riferimento più e più volte, ci sono riferimenti a Isaia 53 in Matteo, Marco, Luca, Giovanni, Atti, Romani, 1 Corinzi, 2 Corinzi, Galati, Efesini, 1 Timoteo, Tito, Ebrei, 1 Pietro e 1 Giovanni.

Nessun passaggio dell’Antico Testamento è usato nel Nuovo Testamento per puntare a Cristo più frequentemente e più convincentemente di questo. Gli scrittori del Nuovo Testamento si riferiscono praticamente ad ogni versetto del cinquantatreesimo capitolo. Esso contiene la somma e la sostanza del vangelo, e rifiutare Cristo è rifiutare la chiara testimonianza storica che si adempì al dettaglio in questa profezia. Ma, su una scala ancora più grande della storia e dell’adempimento, per quanto vitale ed importante e meravigliosa che sia, è questa domanda: che significato ha per me? Questa è la grande questione.

Potreste esser meravigliati dalla storia. Potreste essere stupiti che profezie dettagliate riguardanti la vita, la morte e la resurrezione di una persona possano essere predette 700 anni prima che la persona arrivi, e dovreste esserlo. Potreste essere sorpresi dal fatto che nessun uomo avrebbe mai potuto saperlo e dunque la Scrittura dev’esser stata scritta dall’unico che conosce il futuro cioè Dio, che non solo lo conosce ma lo determina. Dovreste esser stupefatti della natura divina della Sacra Scrittura, dovreste esserlo. Ma non è qui che dovete fermarvi, perché c’è una domanda ancora più grande, più grandiosa di quella. Che significato ha per te? Che significato ha per me e per il resto delle persone?

Quindi lasciatemi parlare di questo per un minuto. La verità di quest’antica profezia ed il suo adempimento in Gesù Cristo risponde la domanda più cruciale, essenziale e critica che possa mai essere posta da qualsiasi essere umano. Sto per accumularvi addosso gli aggettivi. Questo passaggio risponde alla domanda più significativa che qualsiasi persona possa chiedere, la domanda primaria, la domanda principale, la domanda più vitale, la domanda più pesante, la domanda più seria, la domanda più monumentale, la domanda più significativa, la domanda fondamentale. E quello non ha niente a che vedere con la salute, niente a che vedere con la ricchezza, niente a che vedere con il successo, l’istruzione, la moralità, il benessere, la filosofia, la sociologia, la politica. La domanda più importante che qualsiasi essere umano potrà mai chiedere e rispondere non ha niente a che vedere con le questioni che occupano la mente delle persone.

Suppongo che se poteste cercare su Google, sul vostro computer: “Quali sono le domande più poste?” ne passereste migliaia prima di trovare, se mai la trovaste, questa domanda. Ma dovrebbe essere la prima. È la domanda più necessaria; è la domanda più essenziale; è la domanda più determinante, ed è, francamente, la domanda più evitata. Trascende infinitamente tutte le altre domande, infinitamente, eppure è quasi inesistente nella lista delle priorità delle persone.

Qual è la domanda? Ecco la domanda: come può un peccatore esser nel giusto con Dio in modo da sfuggire l’inferno ed entrare in Paradiso? Questa è la domanda più importante: come può un peccatore esser nel giusto con Dio in modo da sfuggire l’inferno eterno ed entrare nel Paradiso eterno? Questa è la domanda. Come può un uomo essere reso giusto con Dio? Come può un Dio santo dichiarare un peccatore giusto? Questa è la domanda. Questo è il grande dilemma morale che esiste nel mondo. Ascoltate, la Bibbia fu scritta proprio per rispondere a questa domanda. Avete capito? È proprio per rispondere a questa domanda che la Bibbia fu scritta. È proprio per rispondere a questa domanda che Isaia 53 fu scritto. Questa è la domanda.

All’epoca del Nuovo Testamento c’erano milioni di schiavi e c’erano moltissimi abusi di schiavi. I numeri sono a volte astronomici. Alcuni dicono 15 milioni di schiavi; altri dicono 60 milioni di schiavi. Alcuni supporrebbero, coloro che sono sensibili socialmente, che il Nuovo Testamento probabilmente avrebbe dovuto occuparsi della questione del traffico di esseri umani, della schiavitù umana, perché vi erano schiavi sessuali, come ben sapete, se conoscete qualcosa sulla storia dell’antichità, e avevano tutti gli abusi della schiavitù.

Ma mi affascina il fatto che l’apostolo Paolo, che scrisse tredici libri dei ventisette del Nuovo Testamento, l’apostolo Paolo non scrisse mai sulle ingiustizie sociali della schiavitù. Quello che scrisse fu un enorme trattato su come un peccatore può essere reso giusto davanti a Dio e sfuggire l’inferno eterno ed entrare nel Paradiso eterno, e si chiama il libro dei Romani. Isaia 53 è il Romani dell’Antico Testamento. Romani è la più grande rivelazione del Nuovo Testamento che risponde a quella domanda. Naturalmente, anche tutto il resto del Nuovo Testamento fa parte della risposta a quella domanda, ma Romani raggruppa il tutto e si concentra specificamente sul rispondere a quella domanda, ed Isaia 53 è la più grande rivelazione dell’Antico Testamento sulla stessa domanda.

E tra l’altro, sia Isaia che Paolo, danno la stessa risposta. Entrambi danno la stessa risposta. Un peccatore... ecco... può esser reso giusto con Dio e sfuggire l’inferno eterno ed entrare nel Paradiso eterno perché il Servo del Signore è diventato un sostituto ed ha sofferto il giudizio di Dio al posto del peccatore. Questo è il messaggio di Romani, e questo è il messaggio d’Isaia. Dio ha speso la sua ira verso i peccatori sul servo sostituto. Ora questo è il cuore della sezione dal 40 al 66, vi mostrerò quanto questo piccolo aspetto sia interessante.

Ci sono 27 capitoli, fidatevi di me, dal 40 a 66, sono 27 capitoli. Sono divisi in tre sezioni 9, 9 e 9 in termini di argomento, di soggetto. La prima sezione finisce con questa dichiarazione: “Non c’è pace per gli empi”. La seconda sezione di 9 finisce con questa affermazione: “Non c’è pace per gli empi”. La terza sezione termina, capitolo 66 versetto 24, con una dichiarazione simile di giudizio. Ognuna delle tre sezioni termina con un avvertimento di giudizio sui malvagi, ma tutte e tre le sezioni promettono la salvezza. Sono molto evangelistiche, promettono la salvezza e finiscono con un avvertimento se la si rifiuta. Tutte e tre presentano benedizione e pace per i giusti e nessuna pace ma il giudizio per i malvagi. Tutti e tre stabiliscono che la rettitudine e la malvagità sono fissate per sempre, il destino non può essere modificato.

La prima sezione parla della salvezza dalla cattività Babilonese. La seconda sezione parla della salvezza dal peccato. E la terza sezione, gli ultimi nove, la salvezza dalla terra maledetta. Quindi la prima ha a che fare con la liberazione d’Israele da Babilonia. Quella di mezzo, come ho già enfatizzato, ha a che fare con la liberazione dei peccatori dal peccato. E la terza, la liberazione della terra dalla maledizione, ed il glorioso arrivo del Regno del Messia.

Quindi quella di mezzo è quella in cui ci troviamo. La sezione di mezzo in cui ci troviamo va dal 49 al 57, e questa tratta la questione del perdono dei peccati, e pone la domanda sulla salvezza dal peccato. Non la liberazione temporanea da Babilonia, e neanche il Regno escatologico che verrà nel futuro, ma la liberazione dal peccato. Ora questo pone una domanda molto importante, non perdetevi questo, vedrete che ne è valsa la pena aspettare: Perché mai Dio ha bisogno di salvare il Suo popolo dai loro peccati? Questa è la questione, questa è la questione.

E questo era il problema degli Ebrei. Non erano convinti di aver bisogno di, ascoltatemi bene, un salvatore! Pensavano di avere solo bisogno di un re giusto. Pensavano che in virtù della loro discendenza Abramitica, in virtù dei patti e delle promesse e tutto il resto, erano benedetti, in virtù della loro bontà e della loro religiosità, in virtù dei loro sforzi nelle attività religiose, cerimonie, rituali, tentativi di obbedire alla legge di Dio, si erano guadagnati il loro favore con Dio, quindi lo avevano per etnicità e lo avevano per merito.

Quindi questo messaggio, di un salvatore che ci libera dai nostri peccati in modo da sfuggire l’inferno eterno per entrare nel Paradiso eterno, era una cosa aliena per loro. Non avrebbe dovuto esserlo, tornate al primo capitolo d’Isaia. Isaia stava cercando di comunicargli questo messaggio. Capitolo 1 versetto 4, “Guai alla nazione peccatrice, popolo carico d’iniquità, razza di malvagi”, proprio come i vostri genitori, “figli corrotti hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, hanno voltato le spalle e si sono allontanati. Per quale ragione colpirvi ancora?”

E poi dice, “‘Tutto il capo è malato, tutto il cuore è languente’” o debole, come Geremia 17, “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno”. “Dalla pianta del piede fino alla testa non c'è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né lenite con olio. Il vostro paese è desolato, le vostre città sono consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano degli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari”, e quì parla della desolazione, “Ascoltate la parola del Signore”, versetto 10, “voi governanti di Sodoma. Prestate orecchio all’istruzione del nostro Dio, popolo di Gomorra.

Cosa sono i vostri sacrifici a Me? Le vostre religioni fasulle’, dice il Signore. ‘Ne ho abbastanza degli olocausti di montoni e del grasso del bestiame nutrito. Non provo alcun piacere nel sangue di tori, agnelli o capre”, tutta la vostra religione è ipocrita ed inutile, “Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare i miei cortili? Smettete di portare offerte inutili; l’incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni”, che, tra l’altro, Dio aveva ordinato, “Non posso sopportare l’iniquità unita all’assemblea solenne.

“L’anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare. Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l’oppresso, fate giustizia all’orfano, difendete la causa della vedova! “Poi venite, e discutiamo”, dice il Signore: “Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana”.

Avevano bisogno della salvezza. Avevano disperatamente bisogno della salvezza. Erano un popolo malvagio, e come ho detto, proprio in questo frangente del regno di Manasse, il peggiore di tutto, che li stava guidando a comportarsi come i Cananei, avevano disperatamente bisogno di salvezza e redenzione. Così quando arrivate ai canti del Servo d’Isaia, al capitolo 42, la promessa è che Lui porterà la salvezza. Il capitolo 42 è... sarebbe bello leggerlo tutto, ma “Così parla Dio, il Signore” versetto 5, “che ha creato i cieli e li ha spiegati, che ha disteso la terra con tutto quello che essa produce, che dà il respiro al popolo che c'è sopra e lo spirito a quelli che vi camminano.

“Io, il Signore, ti ho chiamato secondo giustizia, e ti prenderò per la mano, ti custodirò e farò di te l’alleanza del popolo, la luce delle nazioni”, sta parlando al Servo. Sta parlando al Messia: “Farò di te l’alleanza del popolo. Farò di te la luce delle nazioni. Ti farò aprire gli occhi dei ciechi, e far uscire dal carcere i prigionieri. Cantate al Signore” versetto 10, “un cantico nuovo. Cantate la Sua lode all’estremità della terra”. Il Signore porterà la salvezza al Suo popolo.

Capitolo 43, versetto 1: “Ma ora cosí parla il Signore, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! Quando dovrai attraversare le acque, io sarò con te; quando attraverserai i fiumi, essi non ti sommergeranno; quando camminerai nel fuoco non sarai bruciato e la fiamma non ti consumerà, perché io sono il Signore, il tuo Dio, il Santo d’Israele”, qual è la prossima frase? Il tuo cosa? “Il tuo Salvatore” Io sono il tuo Salvatore, io sono il tuo Salvatore. Versetto 11, “Io, io sono il Signore, e fuori di me non c'è salvatore. Io ho annunziato, salvato”, versetto 14, “il vostro Redentore, il Santo d’Israele”.

Sarò il vostro salvatore, sarò il vostro Redentore, ed è per questo che questa sezione inizia con, “consolate”, nel capitolo 40, “consolate, consolate il mio popolo, parlate al cuore di Gerusalemme, proclamatele che il tempo della sua schiavitú è compiuto; che il debito della sua iniquità è pagata”, aveva già ricevuto il doppio dalla mano del Signore per tutto il suo male. La salvezza sta arrivando. Avevano bisogno della salvezza? Sì. La diagnosi che viene data nel capitolo 1 è ribadita in breve nel capitolo 6 quando Isaia ebbe la visione di Dio. E dice: “Sono un uomo dalle labbra impure e abito in mezzo a un popolo dalle labbra impure”, Isaia aveva capito il bisogno della salvezza, il bisogno di purificazione.

Così la sezione centrale di questi tre nove, il primo ha a che fare con la salvezza da Babilonia; l’ultimo è la salvezza escatologica del regno; quello di mezzo è la salvezza dal peccato per il popolo di Dio, Ebrei e Gentili, e verrà tramite il Servo che sarà il Salvatore inviato da Dio. Quindi, nella sezione centrale, ascoltate bene, dal capitolo 49 al 57, i capitoli di mezzo sono il 52 e il 53, ed il versetto centrale del 53 è il versetto 5, “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti”. La sezione centrale, i capitoli centrali, la metà del capitolo, ed il versetto centrale. Tutto si concentra sulla trafittura sostitutiva del Servo del Signore per conto nostro.

Con quali mezzi Dio salverà il Suo popolo? Con quale mezzo perdonerà i loro peccati? Con la morte sostitutiva vicaria del Suo Servo, il Suo Schiavo, il Messia, il Re giusto, e quello adempirà questa profezia. Questo testo, cari amici, punta al Signore Gesù Cristo ed è così chiaro da essere inequivocabile.

Ora lasciate che vi dia un po’ di storia. Gli antichi Ebrei interpretavano originariamente questa profezia come messianica, ok? In tutta la letteratura Ebraica antica, questo capitolo, il 53, tutta questa zona, tutta questa sezione, la sezione centrale degli ultimi 27, era tutta messianica. Tutta era messianica, anche se non avevano chiarezza sul come il Messia avrebbe sofferto. Quando arrivarono al capitolo 53, scrissero questo, i rabbini scrissero questo: “Che sarà compassionevole, che sentirà simpaticamente il nostro dolore”, e questo è il massimo che avrebbero detto.

Capirono che sarebbe stato un Messia comprensivo, che sarebbe stato un re giusto, detto in un altro modo, che avrebbe avuto così tanto dispiacere che un popolo così nobile avesse sofferto così tanto da sentire il loro dolore. Non videro alcuna morte sostitutiva messianica, nonostante il fatto che ogni giorno della loro storia gli animali morivano, raffigurando la morte sostitutiva. Tutto ciò che vedevano nei loro scritti era la simpatia, la compassione. La visione messianica di questa sezione, tra l’altro, si trova nella liturgia Ebraica per il giorno dell’espiazione.

Questa è una citazione di quello che dicevano: “L’orrore si è impadronito di noi. Non abbiamo nessuno che ci liberi. Egli ha portato il giogo delle nostre iniquità e delle nostre trasgressioni, è ferito a causa della nostra trasgressione. Egli porta il nostro peccato sulle sue spalle per trovare il perdono delle nostre iniquità. Noi siamo guariti trmite le sue ferite nel momento in cui l’eterno lo creerà come una nuova creazione. Oh, fallo risalire dal cerchio della terra. Fallo risalire dal Seir per riunirsi una seconda volta sul monte Libano per mano di Yinon”, Yinon è una parola Ebraica per il Messia.

Quindi, all’evento del giorno dell’espiazione, hanno letteralmente parafrasato Isaia 53 per poi tirarsi indietro e dire che significa semplicemente che Egli sarà comprensivo nei nostri confronti. L’idea che il Messia stesso sarebbe morto? Non era possibile, era inaccettabile. Ecco perché Gesù è andato all’Antico Testamento per parlare della Sua necessaria sofferenza, ed anche gli apostoli l’avevano predicato, non ne avevano alcun interesse.

Ascoltate bene, questo è il punto, questo è molto importante. Non avevano bisogno di un salvatore. Non avevano bisogno di un sacrificio per il peccato. Nessuno in un sistema di opere ha bisogno di un salvatore. Avevano bisogno di un simpatizzante, un simpatizzante era il benvenuto. Volevano un re che fosse solidale con la loro situazione e che quindi sarebbe venuto per simpatia e compassione e gli avrebbe dato quello che effettivamente si meritavano. Questa era la posizione del Giudaismo antico. Questo era il punto di vista del Giudaismo del Nuovo Testamento, questa era la posizione del Giudaismo dopo il periodo del Nuovo Testamento, e questa è la posizione del Giudaismo moderno.

Il Giudaismo non si definirebbe mai nei termini d’Isaia 1, malato dalla testa ai piedi. Non hanno bisogno di un salvatore. Vedete, se non capite la dottrina della depravazione, e non capite che non siete in grado di salvarvi da soli con le vostre opere, allora non avete bisogno di un salvatore che vi salvi. Ottenete la salvezza. E qualsiasi sistema che abbia un qualsiasi modo per salvarti a te stesso, non ha posto per un’espiazione vicaria sostitutiva. Dopo che il Signore Gesù venne, e la chiesa nacque, la chiesa interpretò Isaia 53 in modo chiaro, di fatto tutti gli scrittori del Nuovo Testamento, come ho già detto, erano chiari... la chiesa cominciò a predicare ai Giudei che Gesù era il compimento d’Isaia 53.

Non volevano sentire certe cose, e dunque perseguitarono la chiesa. Uccisero i Cristiani, come sapete, e ancora al giorno d’oggi, il Giudaismo come istituzione rifiuta Gesù Cristo e rifiuta Gesù Cristo come il compimento d’Isaia 53. Quando vel’ho letto prima, è stata un’esperienza commovente, vero? Solo ascoltandone la lettura... perché ogni lettore Cristiano sente la potenza di questa descrizione di Gesù Cristo. Voi sentite la potenza della Sua opera di sopportazione del peccato in vostro favore sulla croce. D’altra parte, un Ebreo che lo legge vede qualcosa di completamente diverso. Vede... questa è l’interpretazione comune... Israele. Questo è l’Israele sofferente.

Israele è il servo sofferente che ha sofferto e sofferto e sofferto e un giorno entrerà nella gloria. La gloria d’Israele sta arrivando, ma in questo momento stanno attraversando un’illegittima, forse ingiusta sofferenza. Questa è una prospettiva Ebraica lusinghiera d’Isaia 53, che essi, come popolo nobile stanno soffrendo ingiustamente, in agonie, ma un giorno emergeranno nella gloria che gli è stata promessa, e diventeranno la nazione suprema e benediranno il mondo intero. Guadagneranno la loro gloria tramite la loro religione, tramite la loro rettitudine, e ascoltate, tramite la loro sofferenza, ma Gesù non si trova in Isaia 53.

Bene, ecco perché Isaia 53 è stato chiamato “La camera di tortura dei rabbini”. Isaia 53 è stato chiamato “la coscienza sporca dei rabbini”, perché non ci si può mettere Israele quì dentro. Israele non era un umile, non è un umile sofferente, Israele non è un sofferente volontario, Israele non è un popolo giusto e senza peccato che in un certo senso soffre ingiustamente, e in un altro senso vicariamente per altre persone. Non c’è alcun modo di rendere Israele il soggetto d’Isaia 53, questo dev’essere Gesù.

Ma a questo punto, voglio solo sottolineare qualcosa che son certo vi sarà utile. Israele a quel punto, Israele al tempo di Gesù, e l’Israele odierno non ha bisogno di un sacrificio sostitutivo. Non ha bisogno di un salvatore vicario. Non ha bisogno di un mediatore che muoia per lui, tutto ciò di cui ha bisogno è un re comprensivo. Vogliono solo un sovrano. Hanno solo bisogno di un re. Non hanno bisogno di un salvatore che porti i loro peccati; non hanno bisogno di un salvatore che prenda l’ira di Dio per conto loro. Hanno solo bisogno di un re che li riscatti da tutta la sofferenza, da tutta l’ingiustizia e dal dolore e che gli dia l’esaltazione a cui hanno diritto in virtù della loro discendenza Abramitica, della promessa Davidica e della loro stessa bontà.

Quindi, quando parlate con un Ebreo, la domanda da fare è: “Hai bisogno di un salvatore? Hai bisogno di un salvatore?” Il Cristianesimo ti offre un salvatore. Hai bisogno di un sostituto che muoia al tuo posto? Hai bisogno di qualcuno che sopporti l’ira di Dio sul tuo peccato? Questa è la domanda. E questo ritorna alla domanda di tutte le domande: Come può un peccatore essere reso giusto con Dio in modo da sfuggire l’inferno eterno ed entrare nel paradiso eterno? E l’unica risposta è: “Se quel peccatore ha pagato completamente per i suoi peccati”. E l’unico che può farlo è il sacrificio scelto vicariamente sostitutivo, Gesù Cristo.

La differenza fondamentale, e questa è una cosa critica, la differenza fondamentale tra il Giudaismo ed il Cristianesimo è questa: il Giudaismo è una religione che esalta lo sforzo umano e non ha bisogno di un salvatore. Il cristianesimo è una religione che deprezza lo sforzo umano ed ha disperatamente bisogno di un salvatore. Questa è la differenza. Gli Ebrei non hanno bisogno di un sostituto che porti la pena dei loro peccati, Dio li accetterà sulla base di Abraamo e sulla base della loro bontà e dei loro privilegi e delle loro promesse. Questa è la differenza. Non pensate neanche per un minuto che non ci sia un abisso enorme fissato tra queste due. I Giudei non hanno bisogno di un salvatore che li salvi personalmente dai loro peccati. Hanno solo bisogno di un liberatore che li riscatti dai loro nemici e dalle loro difficoltà. I Cristiani hanno bisogno di un salvatore che li salvi dalle loro trasgressioni personali, iniquità e peccati.

Quindi, la domanda da porre a qualsiasi Giudeo è: “Hai personalmente bisogno di un salvatore che prenda il tuo posto e muoia sotto il giudizio di Dio per i tuoi peccati? Hai bisogno di un salvatore?” Questa è la domanda. E quello è il problema morale di tutta l’esistenza umana, “Il mio servo” - versetto 11 capitolo 53 - “Il mio servo renderà giusti i molti, li renderà giusti con Dio” - come? - “Si caricherà” – che cosa? - “delle loro iniquità”. Nell’espiazione, il Servo del Signore giustifica i molti. Nell’Antico Testamento è promesso che Egli verra dalla nazione d’Israele, dalla discendenza di Abraamo, che venga dalla famiglia di Davide. L’Antico Testamento dice che sarebbe nato a Betlemme, Isaia disse che sarebbe nato da una vergine.

Ma è solo quando arrivò che scoprimmo chi fosse, non sapevano chi fosse, ma quando arrivò lo abbiamo scoperto chi fosse, perché al Suo battesimo, la voce del Padre si udì dal cielo: “Questo è il mio diletto figlio nel quale mi sono compiaciuto”. Cosa stava dicendo Dio? Stava riecheggiando Isaia 42:1, “Ecco il mio servo, io lo sosterrò; il mio eletto di cui mi compiaccio. Io ho messo il mio Spirito su di lui”. Questo è ciò che accadde al battesimo, lo Spirito discese come una colomba. Il Servo sufficiente per la testimonianza stessa di Dio e l’arrivo dello Spirito Santo, non è niente poco di meno che Gesù. Egli è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.

Quindi, per concludere, andate ad Atti 8. Sono stato abbastanza bravo, pensavo che mi sarei dilungato un’ora e mezza questa mattina, voglio concludere con Atti 8. Non c’è altro modo, il resto dei messaggi non saranno così lunghi. Vi ricordate Filippo e l’eunuco in Atti 8? E Filippo è condotto dallo Spirito ad andare al carro di quest’uomo che è un funzionario di corte. E viene da quest’uomo, è un... è un proselito Gentile al Giudaismo, è stato a Gerusalemme e stava leggendo Isaia, stava leggendo Isaia, il profeta. E gli chiese, al versetto 30: “capisci quello che stai leggendo?” E quegli rispose: “E come potrei, se nessuno mi guida?”

Allora Filippo salì sul carro ed il passo che stava leggendo era questo: “Egli è stato condotto al macello come una pecora; e come un agnello che è muto davanti a colui che lo tosa, cosí egli non ha aperto la bocca. Nella sua umiliazione egli fu sottratto al giudizio. Chi potrà descrivere la sua generazione? Poichè la sua vita è stata tolta dalla terra”. Direttamente da Isaia 53: “E l'eunuco, rivolto a Filippo, gli disse: ‘Di chi, ti prego, dice questo il profeta? Di sé stesso, oppure di un altro?’” Di chi sta parlando? Amo questo: “Allora Filippo prese a parlare e, cominciando da questo passo della Scrittura, gli comunicò il lieto messaggio di Gesú”. Gente, questo è quello che faremo. Predicheremo Gesù da quella stessa Scrittura.

Padre, ti ringraziamo per il nostro tempo, questa mattina, un tempo per celebrare, un tempo per gioire, un tempo per adorare, un tempo per contemplare la grandezza della tua Parola e di tuo Figlio e nostro Salvatore. Sii con noi per benedirci, noi preghiamo oggi. Nel Suo meraviglioso nome preghiamo. Amen.

FINE

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