
Di nuovo, questa mattina, abbiamo l’incredibile privilegio di guardare al cinquantatreesimo capitolo di Isaia. Questo sarebbe il messaggio numero nove del nostro studio, e credo che la prossima Domenica mattina termineremo questa serie con il decimo messaggio. E devo confessarvi che questo non è neanche un centesimo di ciò che ho imparato su questo capitolo. E non si avvicina nenache alla profondità, l’altezza, la larghezza e la lunghezza illimitata di questa sorprendente porzione della Scrittura. È una porzione inesauribile delle Scritture, sia per quanto riguarda la sua profondità che la sua estensione. Si potrebbe letteralmente predicare un messaggio su ogni rigo di quest’incredibile porzione della Scrittura.
Direi inoltre, che è molto probabilmente la più grande prova dell’ispirazione e della paternità divina della Sacra Scrittura, più di qualsiasi altra parte della Parola di Dio, perché registra i dettagli che si svilupparono nell’incarnazione, nell’umiliazione e nell’esaltazione di Gesù Cristo ben 700 anni prima del suo arrivo. È una porzione delle Scritture incredibile. E anche se ci abbiamo trascorso dieci settimane, questo non è nient’altro che un assaggio, e vorrei raccomandarvi di dedicarvi con diligenza e fedeltà a questo capitolo ben oltre la conclusione di questa serie, che probabilmente arriverà Domenica prossima.
Il tema di questa porzione della Scrittura che stiamo guardando, a partire dal capitolo 52 versetto 13, e fino al capitolo 53 versetto 12, è il Servo del Signore, il Servo. È un canto del Servo, il Messia, che Dio ha promesso di venire a portare la salvezza al Suo popolo e al mondo. È il quarto canto del Servo in questa sezione d’Isaia. Ce n’è uno nel capitolo 42, un altro nel 49, un altro nel capitolo 50 e poi questo, ed è il più potente e completo di quei canti del Servo. È anche la profezia più completa ed esauriente del Signore Gesù Cristo che si può trovare sulle pagine dell’Antico Testamento. E visto che abbiamo incominciato uno studio intitolato “Trovando Gesù nell’Antico Testamento”, prima di tutto siamo venuti qui perché è qui che si trova nella maniera più completa ed esaustiva, in Isaia 53. E anche se questo sarà il nostro tema di questa mattina, non voglio incominciare da quì.
Voglio iniziare dal ventiquattresimo capitolo di Luca. Quindi, se volete, andate nelle vostre Bibbie a Luca capitolo 24, Luca capitolo 24. Nel ventiquattresimo capitolo di Luca troviamo il nostro Signore Gesù sulla via per Emmaus. È stato crocifisso, ma ora è Domenica ed è vivo. È morto e risorto. Sta camminando sulla via per Emmaus con un paio dei suoi discepoli che si stanno lamentando del fatto che morì e non hanno alcuna conoscenza della sua risurrezione.
Egli parla loro, e iniziamo al versetto 25: “Allora Gesù disse: “O insensati e lenti di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno dette! Non doveva il Cristo soffrire tutto ciò ed entrare nella sua gloria?” E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano”.
Il nostro Signore dice che la carriera del Messia rientra in due categorie. Due grandi epici, sofferenza e gloria, umiliazione ed esaltazione ed avrebbero dovuto saperlo perché i profeti lo dissero. I profeti dell’Antico Testamento avevano rivelato che il Messia avrebbe avuto una carriera che poteva essere descritta come una carriera di sofferenza ed una carriera che poteva essere descritta come una carriera di gloria.
Più tardi quello stesso giorno, Gesù incontrò il resto dei discepoli, e se andate al versetto 44, dice loro: “Queste sono le cose che io vi dicevo quand’ero ancora con voi: che si dovevano compiere tutte le cose scritte di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei Salmi”, e quelle erano le tre sezioni dell’Antico Testamento che erano familiari agli Ebrei. “Allora aprí loro la mente per capire le Scritture dell’Antico Testamento”. Ed ecco di nuovo: “e disse loro: “Cosí è scritto, che il Cristo avrebbe sofferto e sarebbe risorto dai morti il terzo giorno”.
Quella era la parte mancante della loro teologia messianica. Per quanto riguarda il Messia, avevano una teologia della gloria, ma non avevano una teologia della sofferenza. Il nostro Signore deve mostrargli che doveva soffrire, e che soffrirà. E quando disse queste parole, aveva già sofferto. Nella loro teologia non avevano spazio per un Messia sofferente. Come vi ho detto, con un’accurata ispezione di tutta la letteratura Ebraica del passato, non c’è alcuna prova che abbiano mai creduto che il Messia sarebbe venuto ed avrebbe sofferto, tanto meno come sacrificio per i loro peccati.
E dunque di nuovo dico, avevano una teologia della gloria messianica, cioè che il Messia sarebbe stato un re ed un grande governante, ma nessuna teologia della sofferenza. Però Gesù li ricordava il fatto che i profeti avevano detto che avrebbe sofferto, sarebbe morto, sarebbe risorto e sarebbe stato glorificato. Quella era la carriera completa del Messia. C’erano quelle due grandi realtà nella sua opera. Egli soffrirà, morirà, risorgerà e regnerà. Pietro capì questo. In 1 Pietro, capitolo 1, al versetto 10, dice: “Intorno a questa salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti, che profetizzarono sulla grazia a voi destinata. Essi cercavano di sapere l’epoca e le circostanze cui faceva riferimento lo Spirito di Cristo che era in loro, quando anticipatamente testimoniava delle sofferenze di Cristo e delle glorie che dovevano seguirle”.
La persona e l’opera di Gesù Cristo non si possono comprendere al di là di queste due categorie: la sofferenza e la gloria. Questi sono gli elementi della carriera e dell’opera del Messia, e riassumono l’intera presentazione antico-testamentaria del Messia. Sono un riassunto della profezia Messianica dell’Antico Testamento. Nell’Antico Testamento, nella legge, nei profeti e negli Scritti Santi, troverete affermazioni sporadiche sulla sofferenza del Messia, sulla Sua umiliazione. Sono sparse in tutto l’Antico Testamento. Per tutto l’Antico Testamento, troverete anche dichiarazioni sulla Sua gloria, sulla Sua esaltazione. Ma questi due argomenti, nell’Antico Testamento non si uniscono chiaramente e con così tanto dettaglio come fanno nel passaggio che abbiamo quì di fronte a noi Isaia 52:13 al 53:12.
Qui troviamo la profezia Messianica più completa dell’Antico Testamento, riportando dettagli riguardanti la carriera del Messia 700 anni prima del suo arrivo, e quei dettagli furono verificati con assoluta precisione dalla storia. Questo è il luogo più completo per trovare Gesù nell’Antico Testamento. Da questo sappiamo il fatto che ci saranno due venute del Messia. La prima venuta: sarà una di sofferenza, di morte e di resurrezione; la seconda venuta sarà di esaltazione e gloria. Verrà la prima volta come un sacrificio per il peccato, e la seconda volta come Re dei re e Signore dei signori. Entrambe sono rappresentate dalle profezie dell’Antico Testamento e sono radunate insieme in Isaia 53 in un modo che è quasi Neo-Testamentario, dove entrambe sono chiaramente esposte da Matteo all’Apocalisse.
Ora, per il nostro studio d’Isaia 53... e potete ritornare a quella sezione... arriviamo alla strofa finale, l’ultima delle cinque strofe di questo canto del Servo, dal versetto 10 al 12. E qui incontriamo di nuovo il Servo, colui che fu identificato in tutta questa sezione di Isaia come il Servo di Yahweh, il Servo di Dio, il Servo del Signore, nientemeno che il Messia. Nella prima strofa, era un Servo sorprendente, stupefacente; nella strofa numero due, un Servo disprezzato; nella strofa numero tre, un Servo sostituito e nella strofa numero quattro, un Servo silenzioso e massacrato, ed ora, nella sezione finale, Lo vediamo come il Servo sovrano, il Servo sovrano.
Per comprendere la sezione finale, dal versetto 10 al 12, dobbiamo tornare indietro alla sezione iniziale, i versetti dal 13 al 15 del capitolo 52, e quindi lasciatemi leggere queste due sezioni in sequenza. Isaia 52 versetto 13, “Ecco” e questo è Dio che parla, Dio, Yahweh, il Signore stesso - “il mio servo prospererà, sarà innalzato, esaltato, reso sommamente eccelso. Come molti, vedendolo, sono rimasti sbigottiti tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare piú un uomo, e il suo aspetto al punto da non sembrare piú un figlio d'uomo, cosí molte saranno le nazioni, di cui egli desterà l’ammirazione; i re chiuderanno la bocca davanti a lui, poiché vedranno quello che non era loro mai stato narrato ed apprenderanno quello che non avevano udito”.
Ora questo presenta un enigma Messianico, un enigma Messianico per l’Ebreo, per il lettore. Qui incontriamo il Messia, il Mio Servo, l’ebed Yahweh, lo Schiavo di Dio, chiamato schiavo di Dio a causa della sua obbedienza perfetta. Lo incontriamo proprio quì, e troviamo che è divino, è Dio, perché nel versetto 13 dice: “Sarà innalzato, esaltato e sommamente eccelso”, e tutti e tre i verbi usati per descriverlo sono usati per descrivere Dio stesso in Isaia 6. E Giovanni dice, in Giovanni 12, che la visione in Isaia 6, la visione di Dio seduto sopra un trono alto e molto elevato, e santo, santo, santo, era una visione di Gesù Cristo, e dunque, abbiamo imparato che il Messia sarà come Dio, l’essenza stessa di Dio.
Abbiamo imparato che sarà innalzato, eccelso, questo era presente nella loro teologia del Messia. Egli spaventerà molte nazioni, letteralmente chiuderà la bocca dei monarchi, dei governanti e dei re, che saranno sbalorditi dalla maestà e dalla gloria della Sua presenza. In Lui vedranno cose che non avevano mai visto e sentiranno cose che non avevano mai sentito. Tutto questo si adatta alla teologia Ebraica della gloria messianica. È Dio, e forse questo non l’hanno visto chiaramente, ma è tutto qui nel testo. Egli è esaltato, ha successo, prosperà, ecco cosa significa quel verbo nel versetto 13. Conquisterà il mondo, sottometterà le nazioni. Durante l’esercizio della sua maestà e dominio, dirà e farà cose che non sono mai state dette o fatte.
Ma c’era un enigma in questa dichiarazione iniziale da parte di Dio, e sarebbe il versetto 14. Egli sta per essere sbigottito... stupito per la Sua gloria, ma anche stupito per questa strana ragione: tanto era disfatto il suo sembiante al punto da non sembrare piú un uomo, ed il suo aspetto al punto da non sembrare piú un figlio d’uomo. Viene identificato due volte come un uomo, al versetto 13 è Dio ed al versetto 14 è uomo. Come Dio, Egli è altamente eccelso, proprio come Dio dovrebbe essere, e come uomo, è sfigurato, è sfregiato, è rovinato così gravemente che è ben al di là di ogni altro uomo, non sembra più un figlio d’uomo.
E questo è un enigma, l’enigma delle parole iniziali di questa sezione della Scrittura. Chi è? E questo viene da Dio stesso, il Signore Dio sta parlando. Qui c’è il mistero; qui c’è il mistero che in principio è forse impossibile da svelare, com’è che questa persona gloriosa, questa persona sorprendente, sbalorditiva, comandante, dominante, possa allo stesso tempo essere rovinata e sfigurata, più sfigurata di qualsiasi essere umano, e per poi alla fine venirne fuori, al versetto 15, glorificato. Chi è, e cosa significa tutto questo? Beh, noi sappiamo cosa significa. Il Messia sarà sia esaltato che umiliato. Questo è Filippesi 2, umiliò se stesso e Dio lo sovranamente innalzò.
Il Servo sofferente combacia il proposito di Dio. Ed il proposito di Dio è che Egli sarebbe venuto in umiliazione e sarebbe anche venuto in esaltazione. Sia l’umiliazione che l’esaltazione sono promesse da Dio. Yahweh è l’oratore quì, questo è il piano di Dio, questa è la promessa di Dio e queste sono le parole di Dio. Il Servo sofferente del Signore, il Messia sfigurato, non è una vittima, ma piuttosto il vittorioso Figlio di Dio scelto dal Padre, potenziato dallo Spirito per la sofferenza e per gloria. Com’è possibile tutto questo? Beh, la risposta all’enigma dei versetti 13 al 15 è il capitolo 53. Questo spiega sia la Sua sofferenza che il suo proposito, sia la Sua gloria che il suo scopo.
Questo capitolo dunque, il capitolo 53, contiene la verità più importante mai rilasciata. La buona novella della salvezza per i peccatori attraverso la morte del Servo di Yahweh, l’unico sacrificio accettabile per togliere i peccati dal mondo. Quest’incredibile rivelazione incomincia con Dio nei versetti dal 13 al 15 e finisce con Dio, a partire dalla metà del versetto 11 fino al versetto 12. Dio inizia e conclude questa grande profezia. Dal versetto 13 al 15 Dio promette il piano, ed alla fine, nei versetti dall’11 al 12 afferma il suo adempimento. E dunque Dio è colui che pianificò sia l’esaltazione che l’umiliazione del suo servo, il Messia. Ciò che accadde a Gesù Cristo quando venne faceva parte del piano di Dio, non era fuori dal suo piano, era il piano di Dio, era il suo proposito.
Tra la dichiarazione e l’affermazione del proposito di Dio, l’inizio e la fine di questa porzione della Scrittura, troviamo la sezione che ci è più familiare, dal versetto 1 alla prima parte del versetto 11. Qui c’è una confessione epica, penitente del rifiuto e dell’odio del Servo da parte di una futura generazione di Ebrei. Lo abbiamo già stabilito settimana dopo settimana. A partire dal versetto 1, tutti i verbi sono al passato, e continuano al passato. Cosa significa? Significa che questa non è una predizione di qualcosa di futuro, ma di qualcosa di passato.
Ma descrive chiaramente la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, che è ancora futura. Sì, ma gli Ebrei che stanno confessando queste parole stanno guardano indietro e si rendono conto che si erano sbagliati di grosso. Dal versetto 1 all’11 fondamentalmente abbiamo il contenuto della confessione futura della nazione d’Israele, quando faranno ciò che Zaccaria disse che avrebbero fatto, “Guarderanno a Lui che hanno trafitto e faranno cordoglio per lui” e la fonte di purificazione si aprirà a loro e la nazione sarà salvata.
Questa sarà la loro confessione. La promessa della futura salvezza d’Israele è descritta nel nuovo patto in Geremia 31, e l’abbiamo già vista, è anche ripetuta in Ezechiele 36, dal versetto 22 al 29, ed abbiamo già visto pure quello, dove li salva e gli da un cuore nuovo con lo Spirito Santo ed il perdono dei peccati ponendo la sua conoscenza dentro di loro. Quella è la promessa della futura salvezza d’Israele che è ribadita di nuovo in Zaccaria 12:13. E tutto quello è ancora affermato da Paolo in Romani 11:25-27, dove dice, “Così tutto Israele sarà salvato”, una promessa inequivocabile della futura salvezza nazionale d’Israele.
E quando quel momento arriverà, e lo Spirito di grazia e di supplicazione verrà su di loro, proprio come descritto da Zaccaria, essi riceveranno improvvisamente la vita e la vista e si renderanno conto che avevano rifiutato, ucciso e continuato ad odiare il loro unico Salvatore, allora si volteranno, invertiranno le loro considerazioni, e la confessione sarà proprio le parole di Isaia 53. Allora diranno che “Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità; il castigo, per cui abbiamo pace, è caduto su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. C’è una salvezza futura per la nazionale d’Israele che fu promessa nell’Antico Testamento e ribadita nel Nuovo Testamento.
Ora, giusto per commentare, alcune persone pensano che questa sia una sorta di nuovo approccio premillenario e che storicamente molti teologi, e certamente teologi amillenari, non credevano in questo. Guardate, non c’è modo di sfuggire a ciò che la Bibbia dice sulla futura salvezza d’Israele. Dovreste annullare Geremia, Ezechiele, Isaia, Zaccaria. Dovreste annullare la predicazione di Gesù, la predicazione degli Apostoli ed il libro dei Romani.
Non si può fare. La futura salvezza d’Israele è così chiara che se dovessimo tornare indietro, per esempio... al tempo dei Riformatori nel diciassettesimo secolo e nei secoli successivi dei Puritani e Riformatori, troverete che credevano pienamente nella futura salvezza della nazione d’Israele. Niente poco di meno che Giovanni Calvino, che morì nel 1564, nel sedicesimo secolo, disse questo: “Quando i Gentili entreranno, anche gli Ebrei ritorneranno dalla loro defezione all’obbedienza della fede e così la salvezza di tutta l’Israele di Dio sarà completata, in modo tale che gli Ebrei otterranno il primo posto secondo il Suo proposito eterno. Poichè Lui amava quella nazione e questo fu confermato dalla notevole dichiarazione e la grazia della chiamata divina non può essere resa nulla”.
E Calvino con i suoi amici, lavorando sulla Bibbia di Ginevra, scrissero questo paragrafo nei commenti di Romani 11, “La cecità dei Giudei non è così universale che il Signore non ha alcuni eletti in quella nazione, né sarà continua, perché ci sarà un tempo in cui anche loro, come hanno predetto i profeti, accoglieranno efficacemente ciò che ora, per la maggior parte, rifiutano ostinatamente”. L’intero comitato dei traduttori, degli studiosi, e dei teologi che lavorarono sulla Bibbia di Ginevra affermarono la salvezza futura d’Israele, e così anche una lunga lista di scrittori Puritani che potrei citarvi per i prossimi 20 o 30 minuti.
Questo ha trovato luogo nel pensiero di alcuni dei nomi che vi sono familiari, teologi come Charles Hodge e Robert Haldane, persone come Martyn Lloyd-Jones, e anche prima di lui, Charles Haddon Spurgeon. Fu niente meno che John Owen... dal 1616 al 1683... Owen disse questo: “In Scozia si tengono giorni di preghiera e di umiliazione. Tenendo come scopo particolare il fatto che la conversione promessa dell’antico popolo di Dio, gli Ebrei, sia affrettata”. È inevitabile che questa sia la verità. Tutti coloro che sono stati interpreti fedeli delle Scritture la affermano. Uno dei miei puritani preferiti, Thomas Boston, scrisse: “Sta arrivando un giorno in cui ci sarà una conversione nazionale degli Ebrei. Gli ebrei, ora accecati e rigettati, saranno finalmente convertiti alla fede di Cristo”.
Questa è una notizia meravigliosa, non è vero? Per noi che viviamo e vediamo quello che sta succedendo oggi in Israele? Secondo il nostro caro amico Iain Murray, la stessa convinzione sul futuro degli Ebrei si trova ampiamente nella letteratura puritana del diciassettesimo secolo. E potrei continuare... ma non lo farò... semplicemente voglio dire che è ovunque. Jonathan Edwards, nel diciottesimo secolo in America, affermò la salvezza della nazione d’Israele. Tutti coloro che erano fedeli studenti delle Scritture trovarono impossibile sfuggire a questa realtà. Quindi, come vi ho detto, quando questo accadrà diranno proprio queste parole. Queste parole o parole molto simili a quelle del capitolo 53 di Isaia.
Quando verrà quel giorno, quando arriverà quel giorno, guarderanno di nuovo a Colui che hanno trafitto e cambieranno opinione. E dalle loro bocche usciranno queste parole di aperta, confessione penitente, il cui cuore è questo, diranno: “Pensavamo” versetto 4 - “fu percosso da Dio ed umiliato per le sue bestemmie”, ora invece sappiamo che fu percosso da Dio ed umiliato per le nostre trasgressioni e fu stroncato a causa delle nostre iniquità, ed il castigo per cui abbiamo pace cadde su di lui e mediante le sue lividure noi siamo stati guariti, e fu strappato dalla terra dei viventi a causa nostra”.
E confessarono proprio questo fino alla metà del versetto 11, e poi l’ultima parola è di Dio, e dalla metà del versetto 11 fino al versetto 12, Dio afferma la loro confessione. Dio afferma che questa confessione è vera. Ed è Dio stesso che disse a metà del versetto 11: “Sì, il mio servo renderà giusti i molti, si caricherà egli stesso delle loro iniquità” - versetto 12 - “Ha dato se stesso alla morte, ed è stato contato fra i malfattori, perchè ha portato i peccati di molti ed ha interceduto per i colpevoli”. Questa fu l’affermazione finale di Dio che la confessione che gli Ebrei avevano fatto era accurata.
E dunque, Dio stesso risponde all’enigma: com’è che può essere esaltato ed umiliato? Dio dice: “Sarà umiliato per portare le loro iniquità, per portare i peccati di molti, ma, versetto 12 - “io gli darò in premio le moltitudini, egli dividerà il bottino con i molti”, e questa è la sua esaltazione. E quindi questo vi dà il quadro generale di ciò che stiamo guardando. In una generazione futura, i Giudei diranno quello che voi avete già detto, quello che anche io ho già affermato, che Gesù Cristo è l’unico Salvatore, che la Sua morte è di un sacrificio vicario, sostitutivo, compiuto per me, compito per i peccatori. E che morì come l’Agnello scelto da Dio per togliere il peccato del mondo e che non c’è salvezza in nessun altro nome che nel nome di Gesù Cristo.
E con questa revisione, andiamo ora alla strofa finale. Fino a questo punto, come ho detto, le disposizioni ed i benefici della morte del Servo sono stati visti dalla prospettiva del popolo. E questo rimarrà vero fino alla metà del versetto 11. Le linee finali dal punto centrale, dal versetto 11 al 12, cambieranno, e non sentiremo la prospettiva dei Giudei o dei peccatori, ma sentiremo la prospettiva di Dio che vi ho appena letto. E duqnue finisce in un modo potente quando Dio affermerà la veridicità della loro confessione, e questo ci porta al versetto 10, quindi guardiamola insieme.
Questo è ciò che il Signore fece al Suo Servo. Hanno una comprensione soteriologica della croce di Cristo completa. Questi Ebrei della generazione futura che fecero questa confessione avevano il quadro completo. Non mancava nulla nella loro soteriologia. Il loro vangelo era un vangelo completo. Questo è sorprendente! Perché ricordatevi che questo fu scritto 700 anni prima della venuta di Cristo, e queste sono parole che saranno pronunciate dagli Ebrei migliaia di anni dopo di quel fatto! E che indicheranno una comprensione completa della croce. A quel punto sapranno qual’è la verità, versetto 10, sanno che il Signore si è compiaciuto nello stroncarlo, mettendolo a dura prova, se si fosse offerto come sacrificio per il peccato, l’avevano capita.
Comprenderanno l’espiazione vicaria, sostitutiva, sacrificale di Cristo al posto dei peccatori. Comprenderanno quella grande dottrina fondamentale, capiranno che colui che non ha conosciuto peccato che Egli lo ha fatto diventare peccato per noi. Capiranno che Egli portò nel Suo corpo i nostri peccati sulla croce, lo capiranno. Capiranno ciò che le epistole del Nuovo Testamento spiegano nel dettaglio. E a proposito, in Ebraico il termine Signore, Yahweh... il tetragramma... il nome del Signore stesso è enfatico, “Ma il Signore ha voluto stroncarlo”, anche se, dice “ma”, però potrebbe esser “anche se”, “Anche se”, come dice nel versetto 9 - “perché non aveva commesso violenze né c’era stato inganno nella sua bocca”, in altre parole, questo è perfettamente santo, perfettamente giusto, perfettamente senza peccato, e nonostante la sua assenza di peccato, il Signore si compiaque nello stroncarlo, con i patimenti. Non solo nello stroncarlo, ma un tipo di stroncamento che viene descritto con quella frase modificativa, “con i patimenti”.
In altre parole, il Signore gli sta facendo qualcosa di orribile. Naturalmente, gli uomini lo stanno stroncando ingiustamente, ed abbiamo già visto questo nei versetti precedenti vero? Gli uomini stavano facendo il peggio che potevano fare tramite i processi ingiusti, la brutalità, l’abuso, le molestie, i pugni, gli schiaffi, le bastonate, la corona di spine, i chiodi e la trafittura. Gli uomini stavano facendo il peggio che potevano fare, il peggio che dei peccatori potevano fare, ed erano contenti. Ma qui, Dio si compiaque, cioè Dio si dilettò nello stroncarlo, mentre gli uomini stavano facendo il peggio che potevano fare, contemporaneamente, Dio stava facendo il meglio che poteva fare.
Gli uomini stanno facendo il peggio che potevano fare verso colui che non aveva peccato, e Dio stava facendo il meglio che poteva fare per i peccatori. La sua morte è l’opera di Dio. Lui è l’Agnello di Dio, scelto da Dio, Atti 2, Atti 4, scelto dal determinato consiglio di Dio; il proposito ed il consiglio di Dio aveva determinato che Lui doveva morire. È Dio che ha posto su di Lui l’iniquità di tutti noi. È Dio che lo stava schiacciando. È Dio che lo stava strappando fuori dalla terra dei viventi. Dio, colui che non trova piacere nella morte dell’empio, come dice Ezechiele 18, trova pieno piacere nella morte del Giusto. Lo chiama così nel versetto 11, “il Giusto”. Dio, colui che non trova piacere nella morte dei peccatori, trova pieno piacere nella morte di colui che era senza peccato.
Ora ascoltate attentamente, il diletto, ed il piacere di Dio nella morte di Cristo, il piacere di Dio nello stroncarlo, il piacere di Dio nel portargli i patimenti. Ed ora permettetemi di dire una parola su quella frase “con i patimenti”, è una frase molto potente, “con i patimenti”, perché ha l’idea di renderlo malato... non malato di una malattia o malato di un male... ma, letteralmente, un’espressione così straziante da debilitare completamente tutto il suo essere. Dio non solo lo stronca nel senso che lo uccide, ma lo rende tanto straziante e doloroso quanto più concepibile o inconcepibile. È stroncato in modo agonizzante, doloroso, straziante, e Dio è colui che lo stronca.
Ora questa non è la morte, come alcuni hanno suggerito, di un martire; questa non è la morte di un martire. I martiri non muoiono così. Voglio dire le difficoltà fisiche sono presenti, sia che siano bruciati al rogo, o uccisi in altri modi; ma se studiate la storia dei martiri, noterete qualcosa di abbastanza interessante, e potreste andare a leggere il Libro dei Martiri di Foxes o leggere migliaia di resoconti. Potreste studiare i martiri nel corso della storia della Chiesa, e noterete che i martiri morivano con cantici sulle labbra, i martiri morivano cantando. I martiri muoiono testimoniando della fede nel Signore. I martiri muoiono con speranza nei loro cuori. I martiri muoiono con un incredibile misura di gioia perché i martiri muoiono... ascoltate bene... sotto i dolci conforti della grazia. I martiri muoiono sotto i dolci conforti della grazia. I martiri muoiono con l’arrivo dello Spirito Santo. I martiri muoiono con la presenza palpabile di Dio. I martiri muoiono sotto i dolci conforti della grazia. I martiri muoiono, e nel morire cominciano a gustare il cielo, perché quella è grazia.
Ma la morte del nostro Signore non fu così. Dopo la Pasqua, non furono cantati inni, nessuna Scrittura fu citata, non ci fu alcun conforto, nessuna presenza dello Spirito Santo, del Padre, nessuna fonte di conforto. Perché? Perché Gesù non morì sotto i dolci conforti della grazia. Gesù morì sotto i terrori implacabili ed appesantiti della Legge. Gesù morì sotto l’assoluta ira divina. Nessun conforto, solo la furia divina. Gesù morì assaggiando l’inferno, “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Nessun credente è mai morto così, ed ogni non credente muore così. Ogni credente muore assaporando il Paradiso. Ogni non credente muore assaporando l’inferno. Gesù morì assaggiando l’inferno. Morì la morte di un non credente senza conforto, senza grazia e senza misericordia.
Gli Ebrei lo capirono, avevano una ricca comprensione della morte del Messia. Ma perché Dio si compiacque? Perché? Cos’è che piaceva a Dio? Com’è che Dio poteva essere contento? Come poteva essere compiaciuto da tali agonie? Ascoltate. La gioia di Dio ed il suo piacere nello stroncare Suo Figlio in tale modo non era nel Suo dolore, ma nel Suo proposito. Non era nella Sua agonia, era nel Suo compimento, non era nella Sua sofferenza; era nella Sua salvezza, e questo è ciò che dice. Perché il Signore si è compiaciuto? Perché si compiacque di stroncarlo con i patimenti? In Ebraico dice letteralmente: “Perché diede la sua vita in sacrificio per il peccato”, perché avrebbe dato la sua vita per salvare i peccatori”, ciò che piaceva a Dio era il risultato, non il dolore. Ma il dolore e l’agonia erano necessari. Doveva morire sotto la piena realtà, non mitigata, non alleviata dello sconforto della legge e dell’ira divina.
Gli Ebrei lo capiscono. Lui era l’offerta del peccato, era l’offerta del peccato, e perché diranno questo? Perché lo Spirito Santo diede tali parole a Isaia? Un offerta del peccato? Ve lo dico io il perché. Quando gli Ebrei avevano il loro sistema sacrificale stabilito da Dio, c’erano cinque offerte che venivano offerte, secondo Levitico. C’era l’olocausto, l’oblazione, l’offerta di riconoscenza, l’offerta per il peccato e l’offerta per la colpa. Tre di questi erano sacrifici. Il primo, l’olocausto, il quarto ed il quinto, il sacrificio per il peccato ed il sacrificio per la colpa, erano sacrifici animali. Gli altri due, l’oblazione e quello della riconoscenza non lo erano.
Ora senza entrare troppo nei dettagli, tre erano sacrifici animali. Quei tre che erano sacrifici animali erano immagini dei risultati mortali del peccato, del fatto che il peccato produce la morte. Ma erano anche speranzosi nel fatto che Dio avrebbe permesso il fatto che un sostituto poteva morire al posto del peccatore. Il sacrificio animale rappresentava il fatto che Dio avrebbe permesso un sostituto. Solo che nessuno di quegli animali era il sostituto; indicavano solamente la realtà che ci sarebbe stato un sostituto. Ma di quelle tre offerte dove c’erano coinvolti degli animali, l’olocausto, il sacrificio per il peccato e quello per la colpa, l’ultima è l’offerta più completa, la quinta, il sacrificio per la colpa, questa aggiunge una dimensione che gli altri non hanno.
E non voglio entrare in tutti questi dettagli, ma aggiunge una dimensione che gli altri non hanno, e la maggior parte dei commentatori sono d’accordo che la caratteristica dell’offerta per la colpa, o a volte viene chiamata l’offerta della trasgressione, che è la stessa cosa, era l’offerta che aggiungeva la dimensione della restituzione, o di soddisfazione o di propiziazione, che è un verbo che significa “essere soddisfatti”, è l’ultima delle offerte di Levitico nei primi sette capitoli, è un progresso rispetto alle altre. O, a proposito, erano il sacrificio per il peccato e il sacrificio per la colpa che erano quelle offerte che venivano date ogni giorno nel sacrificio del mattino e della sera. Quindi avevano sempre queste offerte, però la nozione e l’idea avanza nell’offerta del peccato, perchè lì c’è una comunicazione di pentimento.
Nell’offerta per il peccato si aveva il riconoscimento del fatto che peccato produce la morte e che c’è bisogno della speranza di un sostituto. Ma nell’offerta per la colpa, per il fatto che l’intero animale veniva offerto sull’altare, c’è un immagine di completamento o di soddisfazione completa, di soddisfazione completa. E gli Ebrei vedranno il fatto che l’offerta di Cristo era l’offerta per la colpa nel senso che era l’offerta più completa, che forniva piena soddisfazione, piena restituzione, piena propiziazione. La soddisfazione della giustizia di Dio fu dimostrata nella totalità di quel sacrificio. Il debito era completamente pagato ed il peccatore libero.
Quanto è ricca questa realtà? Del fatto che non è l’olocausto e non è il sacrificio per il peccato. Egli è l’offerta per la colpa, che copre tutto ciò che le altre due coprono ed aggiunge la meravigliosa dimensione della completa soddisfazione divina, il sacrificio del Servo era il pieno pagamento compensativo dato a Dio per soddisfare la sua santa giustizia e per pagare in pieno la pena per tutti i peccati di tutti coloro che avrebbero mai creduto. E coloro i cui peccati sono stati pagati, saranno perdonati per sempre. E Giovanni dice, “Egli è la propiziazione per i nostri peccati”, l’offerta per la colpa, l’offerta di compensazione - “che soddisfa Dio e non solo per i nostri peccati, ma per i peccati di tutto il mondo.
Questa è la compresione del vangelo, il fatto che Cristo è la soddisfazione completa, il sacrificio completo a cui non si può aggiungere nulla; Dio è soddisfatto. Ecco perché Dio è compiaciuto. Compiaciuto di stroncarlo, non perché si compiacque nell’agonia, ma si compiacque nell’espiazione. Contento perché Lui era l’offerta della colpa per tutti i credenti da Adamo fino alla fine, che pagò in pieno la giustizia divina. Avevano una completa comprensione della croce. Ma non si fermarono lì. Infatti, quì vediamo un pochino di più della loro confessione. La metà del versetto 10, “egli vedrà una discendenza, prolungherà i suoi giorni, e l’opera del Signore prospererà nelle sue mani. Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce, e sarà soddisfatto”.
Aspetta un momento, è morto. Cosa sta succedendo? Come potrebbe mai vedere la Sua prole? Prolungare i Suoi giorni? Compiere l’opera di Dio? Vedere ed essere soddisfatto? Dovrebbe essere vivo, no? Dovrebbe essere vivo, questa è la confessione della risurrezione, ed è protratta nell’immagine di un parto. È semplicemente magnifico, “vedrà una discendenza, vedrà la sua posterità”, e questo è nel tempo futuro. Ora cambiano il tempo questo è nel futuro, il risultato di quello che fece, vedrà la Sua discendenza. Questa è un’analogia così ovvia. E tutti noi vorremmo vedere le generazioni future, no?
Ecco perché siamo così preoccupati per quelli che ci siamo lasciati indietro. Ci sono siti web dedicati a controllare tutte le persone morte della tua famiglia, ed è una sorta di sostituto carente del fatto che non riuscirai a vedere quelli a venire. Ma, sì, tutti diciamo: “Mi piacerebbe vedere i miei figli, mi piacerebbe vedere i miei figli sposarsi, mi piacerebbe vedere i figli dei miei figli, i miei nipoti. Mi piacerebbe vedere i nipoti dei miei nipoti. Mi piacerebbe vedere cosa succederà.
Mi piacerebbe vedere lungo il cammino alcune generazioni per vedere se la fedeltà al Signore in questa generazione sarà sostenuta. Mi piacerebbe vedere dove va il Regno e come le persone che sono uscite dalla mia famiglia si inseriscono negli scopi di Dio nel futuro. Ma non lo vedrò mai. So di esser benedetto perchè nei tempi antichi saresti stato benedetto se avessi sopravvissuto il diluvio per vedere una generazione o due; io sono stato benedetto nel vedere i miei figli, i miei nipoti, e non so se vedrò i miei pronipoti, e certamente non vedrò oltre, perché morirò.
Quindi, se vede la Sua discendenza, se vede la Sua posterità, dovrà esser vivo! E lo sarà, prolungherà i Suoi giorni. Questo è un Ebraismo per una vita lunga e duratura. Ora è vivo e quì vediamo Romani 10:9 e 10; non solo credono nella morte di Cristo, ma riconoscono che Dio Lo ha risuscitato dai morti, ecco la risurrezione. Egli vedrà la Sua discendenza; Egli vedrà le generazioni nel futuro, e le vedrà tutte perché è vivo, è vivo.
E dovrebbe essere vivo, no? Per regnare, per essere esaltato. Ed amo questo, in Ebrei 2:9, “Egli fu fatto di poco inferiore agli angeli, per la sofferenza della morte, lo vediamo coronato di gloria e di onore”, e poi nel versetto 10, “era giusto per Colui dal quale e per mezzo del quale sono tutte le cose, per condurre molti figli alla gloria”, e fermatevi lì.
Li vedrà tutti, vedrà tutti quelli che porterà alla gloria. Giovanni 6, dice: “Tutti quelli che il Padre mi dà verranno a Me, non ne perderò nessuno e li risusciterò nell’ultimo giorno”, vivrà per vedere la Sua discendenza e vive sempre per vedere i Suoi figli. Vedrà la Sua sposa completa, vedrà il Suo gregge raccolto nella gloria, vedrà i Suoi figli. Una realtà sorprendente!
Sì, Egli prospererà, quello è quello che dice nel versetto 13 del 52, “Il mio servo prospererà”, ed è qui che la Sua prosperità è indicata, nella frase finale del versetto 10, come “l’opera del Signore prospererà nelle sue mani” e qual è l’opera del Signore? Che tramite la sua stroncatura salverà gli eletti. Lo vedrà. Non solo lo vedrà, ma lo farà. L’opera del Signore riuscirà nelle sue mani. “Tutti coloro che il Padre mi da, verranno a me ed io non ne perderò nessuno”, non ne perderò nessuno, li farò risorgere. L’opera di Cristo sarà completa.
Il piacere di Dio è quello di salvare i peccatori. E per soddisfare il Suo piacere nel salvare i peccatori, ha dovuto uccidere Suo Figlio. Ma si dilettò nello stroncare suo Figlio per potersi dilettare nel salvare i peccatori che Lo loderanno e Lo glorificheranno per sempre. Tutta, tutta questa salvezza, come dice Efesini 1, è alla lode della Sua gloria. Ed hanno una parola finale nella loro confessione, versetto 11, “Dopo il tormento dell’anima sua vedrà la luce, e sarà soddisfatto”, cosa vedrà? Vedrà il piano al suo completamento. Vedrà il successo dell’opera del Signore, vedrà la Sua discendenza spirituale, vedrà i redenti riuniti.
Dio è soddisfatto dal sacrificio espiatorio di Cristo, e Cristo è ugualmente soddisfatto nel vedere tutti i suoi figli riuniti per sempre intorno al suo trono. La discendenza spirituale, i redenti di tutte le epoche, per sempre il Suo amore, per sempre la Sua sposa, per sempre i Suoi figli e figlie, amando, adorando, onorando, servendoLo alla Sua presenza nelle glorie del cielo eterno. E specialmente, oh specialmente, Egli si diletterà nella salvezza di quella moglie adultera, Israele.
Ascoltate a Isaia 62: “Per amor di Sion io non tacerò, e per amor di Gerusalemme io non mi darò posa, finché la sua giustizia non spunti come l’aurora, la sua salvezza come una fiaccola fiammeggiante. Allora le nazioni vedranno la tua giustizia, tutti i re la tua gloria; sarai chiamata con un nome nuovo, che la bocca del Signore pronunzierà; sarai una splendida corona in mano al Signore, un turbante regale nel palmo del tuo Dio.
Non sarai chiamata piú Abbandonata, la tua terra non sarà piú detta Desolazione, ma tu sarai chiamata La mia delizia è in lei, e la tua terra Maritata; poiché il Signore si compiacerà in te, la tua terra avrà uno sposo. Come un giovane sposa una vergine, cosí i tuoi figli sposeranno te; come la sposa è la gioia dello sposo, cosí tu sarai la gioia del tuo Dio.
Dio si rallegrerà per la salvezza futura d’Israele di cui stiamo parlando. E lo stesso farà Cristo. E come risultato dell’angoscia della sua anima, vedrà letteralmente la sua discendenza spirituale, incluso Israele, e sarà pienamente soddisfatto. O un altro modo di tradurlo è che Egli godrà al massimo. La gioia e la soddisfazione completa del Servo viene dal fornire giustizia, redenzione, perdono ed il Paradiso eterno per i Suoi figli. Che gran giorno sarà, che gran giorno sarà.
Le parole finali sono da parte di Dio, nella metà del versetto 11, e dovremo aspettare, le ascolteremo la settimana prossima. Ma prima di andare, abbiamo qualcosa di molto speciale da fare questa mattina. Siamo stati così benedetti per molti anni ad avere Don Green e Nancy e la loro famiglia come parte della nostra chiesa. Ora però se ne sta andando per diventare il pastore di una chiesa nella zona di Cincinnati, un gruppo di persone davvero notevole. Alcuni dei loro leader sono quì con noi, questa mattina, e gli diamo il benvenuto ed è stato un piacere averli nel nostro tempo di preghiera degli anziani.
Ma non vogliamo mandare via Don senza un’adeguata affermazione che siamo alle sue spalle, che lo amiamo, che ci fidiamo di lui, crediamo in lui e affermiamo che questa è la chiamata di Dio sulla sua vita. Come abbiamo fatto nel primo servizio, lo faremo di nuovo per gli anziani che sono qui, per cui Don, se vuoi venire e faremo riunire gli anziani, se ce ne sono in questo servizio, la maggior parte di loro erano nella prima ora.
Don è stato una parte fedele del nostro ministero. Molti di voi conoscono e amano molto lui e la sua famiglia, e ci rallegriamo dei passi che il Signore fa fare ai Suoi servi fedeli. Teniamo tutte queste preziose persone che Dio ci dà con molta leggerezza nelle nostre mani, comprendendo che appartengono a Lui e non a noi. Ma Don ed il suo ministero tra di noi ci mancherà però tuttavia crediamo con tutto il cuore che questo sia lo scopo di Dio, e vogliamo affermarlo questa mattina. Pregate con me.
Padre, ti ringraziamo mentre ci avviciniamo alla conclusione di questa esperienza di culto questa mattina, abbiamo cantato del fatto che Tu sei sovrano, e l’abbiamo anche visto, l’abbiamo anche detto, e l’abbiamo letto, dichiarato, e sentito il profeta dichiararlo, abbiamo sentito Te dichiararlo dalle Tue stesse parole, e dunque Signore, affermiamo, che sei Tu che chiami gli uomini, e che li chiami prima di tutto alla salvezza, poi li chiami alla Tua chiesa.
E molti vengono poi richiamati ad esser pastori e sorveglianti per guidare la tua Chiesa, e sappiamo che questa è la tua chiamata. Siamo così grati e riconoscenti di esser stati una piccola parte di servizio comune con Don nel corso di questi anni, ed ora crediamo che questa sia la tua guida nella sua vita e nella vita della sua famiglia, di portarlo al prossimo passo, lì dove il suo ministero prospererà.
Preghiamo per il gruppo di persone che lo riceveranno bene e cresceranno in amore verso la sua famiglia e verso Don stesso. E preghiamo che farai ben al di là, più abbondantemente di quello che possiamo chiedere o pensare in accordo con la potenza che opera in noi, quella stessa che fece riscuscitare Cristo dai morti.
Preghiamo per quella testimonianza che ha iniziato in quella parte del nostro paese possa diffondersi non solo nelle immediate vicinanze, ma in tutto il mondo. Dai forza a Don e usalo potentemente. Di nuovo, ti ringraziamo, Signore, per averci dato il privilegio d’investire nella vita di servitori scelti affinchè possano esser ancora più utili a Te.
Ti ringraziamo per questa congregazione, questa chiesa e i molti in questa chiesa che hanno investito nella vita dei Green come famiglia e come individui. Preghiamo che tutto ciò che ci hai permesso di fare sia solo l’inizio di ciò che ci attende. Quindi lo raccomandiamo alla Parola della Tua grazia, che è in grado di edificarlo e dargli un’eredità con i santi, e che tu possa compiere ciò che porta onore al Tuo nome tramite di lui nell’area in cui lo hai designato. Ci rallegriamo di questa opportunità ed attendiamo con ansia notizie di benedizione. Ti ringraziamo nel nome di Cristo. Amen.
FINE

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